Nella contestazione dei comitati c'è la salvaguardia di un diritto
importante alla tutela del proprio territorio contro la cultura degli sprechi e
del malaffare. La verità sepolta dal silenzio assordante dei media.
I No Tav della Val di
Susa stanno facendo un favore – un gran favore – a tutt’Italia. Ora si parla di
aprire urgentemente il cantiere della linea ferroviaria Torino-Lione per non
perdere i fondi europei, mentre i maggiori media e le varie
istituzioni descrivono il movimento come un frutto della sindrome Nimby (not in
my back yard, ovvero: la linea ferroviaria fatela pure, ma lontano da casa
mia), o come figlio di un irragionevole quanto bucolico “come era verde la mia
valle”.
La Val
di Susa è bruttissima, parola di torinese, e infatti i valsusini non difendono
un presunto paesaggio incontaminato. Si battono contro il peccato originale
della Tav Torino-Lione, cioè contro il fatto che è assolutamente inutile e che
secondo i più aggiornati calcoli costerà, per la sola parte di competenza
italiana, 15-20 miliardi di euro. Il triplo di quell’altra assurda inutilità
chiamata ponte di Messina.
C'è chi obietta che ci sono i fondi
europei da spendere! Ma l’Italia, per ricevere 6 milioni e rotti di
finanziamenti Ue, ne estrarrà 25 volte tanti dalle nostre tasche.
Soldi che – soprattutto in tempi di crisi – potrebbero essere spesi
molto meglio. Asili nido, scuole, ospedali… Qualcuno vuole continuare l’elenco?
Il treno superveloce Torino-Lione è del tutto inutile. Infatti esiste
già la linea ferroviaria del traforo del Frejus che collega Torino alla Francia
passando dal la Val
di Susa.
I No Tav insistono che l’attuale linea ferroviaria non è affatto satura
ed esistono amplissimi spazi di ulteriore sfruttamento. In effetti i pro-Tav
dicono che bisogna costruire la nuova linea per prevenire la saturazione.
C’è saturazione in vista? Prendiamo il caso delle merci. Secondo le
statistiche elaborate ogni cinque anni dall’Ufficio federale dei trasporti
svizzero, nel 2004-09 il volume del traffico merci ferroviario attraverso le
Alpi è diminuito del 9%, mentre è aumentato del 6% circa quello su strada.
Ecco, allora bisognerà forse costruire la nuova linea ferroviaria per
decongestionare il traffico su gomma? Ma proprio no.
Sull‘autostrada che collega Piemonte e Francia passando sempre dalla
Val di Susa (e da un altro traforo del Frejus), il traffico è in diminuzione
dal 2001 in
poi.
Ci sono due eccezioni: gli aumenti del 6,29% nel 1010 e del 3,65% nel
2007. Volendo, posiamo aggiungere anche il modestissimo incremento (+0,13%) dei
primi cinque mesi di questo 2011 rispetto al corrispondente periodo dell’anno
scorso. Ma i cali sono ben più vistosi, a cominciare dal -15,47 del 2003 e dal
-15,34 del 2006.
Allora forse bisogna costruire la nuova linea ferroviaria per andare
più rapidamente da Torino a Parigi? I treni ci mettono oggi quattro ore e
mezza. Con la Tav
impiegheranno un’ora in meno.
Un’ora in meno, e 15-20 miliardi dei nostri soldi. Ah, ma – si dirà – i
lavori creeranno occupazione. E in effetti i pro Tav lo sottolineano: oltre
3.000 posti di lavoro diretti nel periodo di apertura dei cantieri, cioè fra il
2013 e 2023.
La Tav
costerà alle casse pubbliche 15-20 miliardi di euro. Facciamo 15 miliardi. Se
si calcola un costo del lavoro pari a 40.000 euro annui per persona, lo Stato
con quei soldi potrebbe assumere oltre 10.500 dipendenti per 35 anni, cioè per
la durata dell’intera carriera lavorativa.
Insegnanti, infermieri, medici, ferrovieri… Tutte persone che
potrebbero far funzionare un po’ meglio gli scalcinati servizi pubblici. 10.500
posti di lavoro per una vita contro i 3.000 effimeri legati ai cantieri: volete
mettere?
I No Tav stanno facendo
un piacere, e un piacere grosso, a tutt’Italia. Non dimenticatelo mai, mai!
Cercano di impedire una grande opera che costerebbe a noi contribuenti 1200
euro al centimetro. Non ci darebbe nessun vantaggio, e se l’Italia ci
rinunciasse non pagherebbe un centesimo di penali.