Caro Presidente della Repubblica
Italiana Giorgio Napoletano e signora Clio,
Gentili donne del Parlamento italiano
e del Parlamento europeo,
Religiose e Missionarie, Donne del
Volontariato
Nell’autunno
del 2005 al Presidio No Tav di Borgone, in Valle di Susa, nel pieno di una
pacifica eppure determinata battaglia di democrazia e di civiltà, nata un
decennio prima per impedire lo sperpero delle risorse pubbliche e la
distruzione di quelle ambientali, ricevemmo una lettera che così cominciava:
“Noi, madri di Plaza de Majo, vicine e solidali alle madri di Valle di Susa…”
“Noi, madri di Plaza de Majo, vicine e solidali alle madri di Valle di Susa…”
Vorremmo oggi
poter riproporre quelle parole alte e forti, fatte di condivisione e piene di
coraggio, ma la lettera di quelle Madri è stata bruciata, più di un anno fa in
un incendio doloso sul quale ancora oggi attendiamo di conoscere risposte e
colpevoli (i mandanti e le ragioni ci sono purtroppo assai ben chiari). Quella
lettera è diventata cenere, insieme a moltissime altre preziose testimonianze e
a un pezzo fondamentale della nostra storia, ma il suo significato e il suo
valore restano per noi immutati, scritti nel cuore e perciò non suscettibili di
oltraggi esterni.
E’ per questa
ragione che oggi siamo noi, madri di Valle di Susa, a riprendere quelle parole,
forti di quel coraggio e rivendicandone la stessa dignità.
Noi, madri di
Valle di Susa, che da anni studiamo geologia, indaghiamo i segreti degli
appalti, svisceriamo le leggi dell’economia, e approfondiamo temi
apparentemente lontani dalla nostra vita, come i flussi di transito, l’inquinamento
acustico, la radioattività della pechblenda, che da anni abbiamo imparato a
trovare il tempo non solo per i figli, la scuola dei figli, i lavori di casa,
quelli fuori casa, ma anche per la presenza nei Comitati e nei Presidi No Tav, che
abbiamo marciato con il nostro futuro fra le braccia, in marce interminabili,
sotto il sole di giugno e nel gelo di dicembre, che nell’attesa di uno
sgombero, abbiamo vegliato attorno ad un fuoco, nelle antiche notti di Venaus e
in quelle nuove di Chiomonte, preoccupate non già dei nostri nasi rotti, ma
delle manganellate che sarebbero potute cadute sulle teste dei nostri figli, che
abbiamo cucinato quintali di pasta e montagne di polenta per sfamare gli
affamati di giustizia, e che non abbiamo saputo rifiutare una tazza di caffè
bollente a chi, protetto da uno scudo e in assetto antisommossa, ci è sempre
sembrato più una vittima inconsapevole, che un nemico da combattere,
noi, che
chiamiamo Madre la Terra
e che ne esigiamo il rispetto dovuto alle madri, che facendo tesoro del passato
non vogliamo ripetere gli errori di chi
ha pensato di poter impunemente sacrificare la salute in nome del guadagno,
l’onestà in nome del profitto, la bellezza in nome del denaro, e che difendendo
la nostra Valle da un’opera insostenibile dal punto di vista ambientale, umano,
sociale ed economico, stiamo in realtà difendendo l’intera nostra Patria e
proponendo un modello di sviluppo più degno per l’intera comunità umana
noi, Madri di
Valle di Susa rigettiamo le accuse che quotidianamente ci vengono mosse: accuse
di violenza e di mancanza di rispetto
nei confronti dello Stato e delle sue Istituzioni, che – vogliamo ricordarlo -
è una Repubblica democratica la cui base è rappresentata dalla quella
Costituzione nata dalla Resistenza alla quale le nostre stesse madri presero
parte attiva, combattendo la loro guerra fra le mura domestiche, dentro alle
fabbriche e sulle montagne, come staffette e come partigiane, e rivendichiamo
il diritto di proseguire in modo pacifico e determinato la nostra lotta,
convinte che la nostra tenace perseveranza possa essere un giorno premiata con
il riconoscimento delle ragioni di un intero territorio che ha, come unica
pretesa, l’ambizione di avere una vita a bassa velocità, ma ad alta qualità.
per adesioni scrivere a:
Barbara De Bernardi -barbara.debernardi@istruzione.it
Maria Chirio -girich@alice.it
Barbara De Bernardi -barbara.debernardi@istruzione.it
Maria Chirio -girich@alice.it