venerdì 27 agosto 2010

PD: Dietro front su Moretti



Questa sera, venerdì 27, il Pd aveva organizzato alla festa di Livorno un dibattito sull’Alta velocità con l’Amministratore delegato delle ferrovie, M. Moretti.
In un comunicato del 21 agosto, l’Associazione familiari delle vittime “Il mondo che vorrei” e l’Assemblea 29 giugno avevano invitato il Pd ad annullare questa offesa altrimenti sarebbero stati costretti ad intervenire a questo dibattito per ricordare al signor Moretti e a quanti sconsideratamente continuano a proporlo in feste, salotti e seminari, che la sua “sicurezza” in ferrovia ha ucciso 32 persone, ferito inguaribilmente altre, distrutto un intero quartiere, insieme allo stillicidio continuo di morti e feriti tra lavoratori delle ferrovie e viaggiatori. E per chiedere conto delle sue frasi offensive pronunciate dopo la strage di Viareggio e poterlo fissare, almeno una volta, negli occhi.
Non è stato possibile perché i dirigenti del Pd, propagandisti delle sue tesi sulle ferrovie, hanno pensato non solo di non avvalersi della “bontà” del suo operato, ma addirittura di annullare la stessa iniziativa. Nel comunicato di “annullamento del dibattito”, il Pd scivola pesantemente nella denigrazione verso i familiari delle vittime dichiarando che l’annullamento è dovuto al fatto che “ … il dibattito potesse trasformarsi in un momento di turbativa dell’ordine pubblico …” per concludere con “ … chi porta maggiori responsabilità debba sempre lavorare per svelenire il clima”.
Ogni commento su simili affermazioni è, ovviamente, superfluo (!) 

L’annullamento di questo dibattito è un risultato sicuramente positivo per quanti, in questi mesi, hanno preteso verità, giustizia e sicurezza ed hanno sottoscritto una petizione che nella città di Viareggio ha raccolto migliaia e migliaia firme contro la rinomina di Moretti ad Ad delle ferrovie. Continuare ad ignorare questo pronunciamento popolare, dopo la sua riconferma, ha acuito il nostro dolore ma anche la nostra consapevolezza ed il desiderio di giustizia.
E proprio perché riteniamo essere persone serie abbiamo assunto la responsabilità di fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per non dimenticare il 29 giugno e far sì che non accada mai più.
Fintanto le nostre forze lo permetteranno questo è l’impegno al quale assolutamente non abdicheremo. Ad oggi, il dolore è vivo più che mai, ma come confermano anche i bollettini medici, godiamo di quella buona salute per continuare la battaglia di civiltà per la sicurezza, la verità, la giustizia.
Inoltre informiamo che a settembre e ad ottobre abbiamo in programma a Viareggio due importanti e significative iniziative: un Incontro di solidarietà dal 3 al 5 settembre ed un Convegno per la sicurezza nella seconda metà di ottobre.   

     -    Associazione “Il mondo che vorrei” 
-         Associazione centoquaranta   
-         Assemblea 29 giugno
                                                                                         Viareggio, 27 agosto 2010     

Stoccarda si ribella alla nuova stazione con annessa linea Tav




FRANCOFORTE.
Stoccarda si ribella alla nuova stazione con annessa linea Tav. Il movimento di protesta, guidato dai verdi e che vede manifestazioni quasi giornaliere dall'inizio di agosto, è sfociato mercoledì sera in scontri con la polizia quando i dimostranti hanno cercato di impedire l'inizio dei lavori di demolizione della vecchia stazione. Ieri pomeriggio i poliziotti hanno poi sgomberato sette manifestanti che avevano occupato il tetto di una delle due ali per impedirne la demolizione. Un'altra protesta è in programma per stasera.
Il progetto Stuttgart 21 prevede la sostituzione della stazione centrale "di testa" (come a Milano e Roma) con una "passante" (come quella di Bologna) interamente sotterranea, che si collegherebbe a una nuova linea Av di 60 chilometri verso l'aeroporto e poi Ulm; tale linea è inserita nella "grande direttrice Parigi-Budapest". Costo totale dei due progetti (impossibili da separare), sette miliardi di euro secondo le stime attuali, cresciute del 75% - ancor prima che si inizi a scavare - rispetto ai quattro miliardi calcolati nel 2003. Il costo verrebbe ripartito tra Stato (un terzo circa), land del Baden-Württemberg, città di Stoccarda e ferrovie.
Vantaggi, secondo i proponenti: riduzione da 2 ore e 30 a 2 ore del tempo di viaggio per Monaco di Baviera, migliore collegamento con l'aeroporto e liberazione di un'area di circa un chilometro quadrato in pieno centro, di cui il 20% verrebbe destinato ad ampliare in parco e il resto a progetti immobiliari. Gli avversari criticano l'esplosione dei costi, ribattono che proprio l'aspetto immobiliare del progetto è il più significativo, mentre la nuova stazione sotterranea a 8 binari (contro i 16 dell'attuale) sarebbe in realtà meno efficiente e lo scavo della linea Av sotto le colline a est della città presenterebbe consistenti rischi geologici; propongono invece una modernizzazione di quella esistente.
Tra gli oppositori non ci sono solo verdi ed ex sessantottini: uno degli appelli a sospendere il progetto Stuttgart 21 è stato per esempio sottoscritto da Edzard Reuter, ex presidente della Daimler.
Il progetto, sostenuto da tutte le forze politiche locali tranne i verdi e la Linke - è già stato approvato a tutti i livelli (governo federale compreso). Ricorsi sono stati più volte respinti; ma quel che brucia agli avversari è che il sindaco Cdu di Stoccarda - Wolfgang Schuster, in carica dal 1997 - aveva promesso un referendum sul progetto qualora i costi fossero lievitati di oltre 200 milioni. Nonostante un aumento ancor più significativo, però, il referendum è stato bloccato dal no del sindaco e (per motivi formali) dal tribunale. Ieri il ministro degli Interni del land, Heribert Rech, ha stigmatizzato le proteste che «hanno superato i confini della disobbedienza civile». «Il treno è partito e ormai non si può più fermare», dichiarano gli esponenti politici favorevoli al progetto. Ma proprio sul piano politico il treno rischia di far correre soprattutto i verdi: nelle elezioni del 2009 per i consigli di circoscrizione hanno conquistato il 25% a Stoccarda diventando il primo partito davanti alla Cdu, e la primavera prossima potrebbero salire al 20% nel parlamento del land del Baden-Württemberg. Per la prima volta nella storia di un land tradizionalmente conservatore, i sondaggi ipotizzano una possibile maggioranza rosso-verde.

lunedì 23 agosto 2010

FS verso il fallimento per la TAV


6 miliardi di Euro. Gli arbitrati scaturiti dall’Alta Velocità rischiano di far fallire le Ferrovie dello Stato.
Nel 2006 i costi dell’Alta Velocità sono arrivati alla stratosferica cifra di 32 miliardi di euro. L’Alta Velocità doveva costare meno di 6 (quando è stata progettata nel 1991). Ora 6 miliardi di euro costituiscono solo il costo delle varie vertenze legali.

A rivelarlo è un Memorandum riservato delle FFSS e due articoli del Fatto Quotidiano. Due articoli del Fatto Quotidiano che stanno mandando letteralmente in crisi Mauro Moretti (Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato Spa).

- “FS, Bomba da 6 miliardi” (FQ - 8 agosto 2010 - Alfredo Faieta e Stefano Feltri)
- “Nei bilanci FS i costi nascosti della TAV. Il rischio di perdere gli arbitrati con le imprese minaccia i conti” (FQ - 12 agosto 2010 - Stefano Feltri).

La mega bugna degli arbitrati sull’Alta Velocità è l’ennesima malversazione di Mauro Moretti (di cui son corresponsabili in solido anche i predecessori Elio Catania, Lorenzo Necci & Giancarlo Cimoli sia ben inteso). Che il sistema Alta Velocità Alta Capacità aveva del marcio se n’erano già accorti qualche anno fa i signori dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori Servizi e Forniture. Lo rivela una lettera del 1° agosto 2008 inviata a Rete Ferroviaria Italiana Spa, Tav Spa, Fiat Spa, Consorzio Iricav Uno ad oggetto: “Sistema Ferroviario Alta Velocità/Alta Capacità. Indagine relativa agli interventi gestiti da TAV Spa. Riscontro dei soggetti interessati ai rilievi formulati dall’Autorità con risoluzione del 19 dicembre 2007”.

I due Consiglieri Relatori (Alessandro Botto e Andrea Camanzi) e il Presidente dell’A.V.C.P. (Luigi Giampaolino) hanno infatti contestato la committenza dei contratti in esclusiva (a trattativa privata e senza alcuna gara d’appalto) ai tre General Contractors: ENI, FIAT e IRI “Il Consiglio dell’Autorità nella seduta del 19/20 dicembre 2007 ha approvato un atto di risoluzione con il quale in riferimento alla realizzazione degli interventi relativi alle linee ferroviarie Roma-Napoli-Bologna-Firenze, in corso di avanzata esecuzione, ha evidenziato il mancato rispetto dei principi che regolano il settore degli appalti pubblici… Tutti i soggetti interessati hanno in primo luogo evidenziato come l’importo che viene indicato come il Prezzo Forfetario di cui alla convenzione originaria fosse in realtà stabilito … senza tener conto di una effettiva valutazione dell’opera”.

Tradotto brutalmente: trasparenza zero e zero concorrenza. Nella TAV totale discriminazione del mercato a favore dei soli 3 General Contractors (Eni, Fiat e Iri) che si son gestiti la TAV in regime di monopolio esclusivo alla faccia del libero mercato e della libera concorrenza. Tant’è vero che sulla questione General Contractors per la TAV la Commissione Europea è intervenuta con una procedura d’infrazione contro l’Italia (in data 30 marzo 2004).
E’ ovvio che il ricorso al libero mercato, alla sana concorrenza tra le imprese, nonché il ricorso a procedure concorsuali, avrebbe avuto un impatto positivo sulla TAV in termini di economicità e d’efficienza.
“L’Autorità ha evidenziato in primo luogo come, con successivi atti integrativi alla Convenzione iniziale, si sia affidato ai General Contractors un’opera sostanzialmente diversa da quella prevista nell’atto originario … a seguito di definizione di un Prezzo Forfetario notevolmente superiore a quello indicato nelle Convenzioni originarie, in quanto ipotesi non contemplata da dette Convenzioni, si conferma tuttavia che, con gli Atti Integrativi, sono stati affidati ai General Contractors contratti di ben maggiore importo rispetto a quelli che inizialmente - e sia pure di larghissima massima – preventivati, pèr opere che, nel corso della redazione della progettazione esecutiva sono state definite ed hanno recepito sostanziali nuove istanze da parte del Committente…”.
Tradotto: In assenza di qualsivoglia concorrenza Eni, Fiat e Iri si sono gestiti la TAV come meglio hanno voluto gonfiando i prezzi a dismisura ed escogitando l’escamotage degli “Atti Integrativi” per aggirare la Convenzione Originaria.

La lettera/schiaffo dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti prosegue su un tono altero (ci perdoni lo spirito il Ministro dei Trasporti Matteoli):
“…TAV Spa avrebbe potuto valutare di sciogliere il contratto, stante la rilevante difformità economica (nel caso della Tratta BO-FI il costo dell’intera opera con l’Atto Integrativo del 7.5.1996 e l’Accordo del 20.12.1999 è quasi triplicato) applicandosi comunque le disposizioni di carattere generale relative alla risoluzione dei contratti ed, in particolare ravvisandosi nel caso di specie l’ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta …”.

Prosegue la lettera/mazzata:
“…per quanto attiene alla differenza dei costi, nei tratti affidati ad imprese terze, tra il corrispettivo all’impresa esecutrice ed il corrispettivo erogato da TAV ai General Contractors … si osserva che gli elementi forniti dagli interessati, generici e non sopportati da elementi analitici, non hanno consentito di operare un confronto, neanche di larghissima approssimazione. E’ evidente come l’assenza di un confronto in tal senso lasci del tutto inalterate le osservazioni circa la diseconomicità della procedura attuata rispetto ad una procedura concorsuale, sviluppata sulla base di adeguata progettazione, che avrebbe rimesso al mercato la definizione del prezzo dell’opera…”

Semplificando: i General Contractors laddove hanno subappaltato i lavori hanno lucrato a piene mani dando le briciole alle imprese subappaltatrici e facendo delle creste mostruose sugli appalti. Un vero furto con destrezza. Le imprese che materialmente hanno eseguito le opere hanno preso quattro soldi ed i General Contractors senza muovere un dito si son presi la fetta più consistente della torta. Questo dimostra che l’opera in realtà poteva costare molto di meno. Se TAV/FS avessero baypassato di General Contractors e avesse affidato i lavori direttamente alle imprese esecutrici (tramite appalti ad evidenza pubblica come avviene in tutti i paesi del mondo civilizzato) lo Stato avrebbe risparmiato una montagna di soldi (i quattrini sottratti con destrezza dai General Contractors).
TAV Spa ha replicato in modo serafico a questa valanga di contestazioni dicendo: “… al riguardo TAV ha assicurato che porrà la massima attenzione alla definizione dei contenziosi in corso, affinché con i general contractors non siano alterate di fatto le statuizioni contrattuali…”.

Infatti ora pende una mannaia di oltre 6 miliardi di euro su TAV/FS per gli arbitrati sull’alta velocità (prudenzialmente si stima che almeno il 70 % di questo ammontare sarà certamente da pagare). Il problema è che se FS dovrà sborsare questi quattrini (o dovesse diventare insolvente) saremmo tutti noi a doverne pagarne le spese.

In quest’evenienza … Buon TAV a tutti!



Le manganellate a Venaus danno d'immagine alla polizia

da "LA REPUBBLICA"

Vicequestore a processo alla Corte dei Conti. Durante l'inchiesta conflitto tra poteri con Maddalena che avanzò il segreto investigativo. Potrebbe essere condannato a pagare 50mila euro, archiviazione per un altro dirigente

Secondo la Procura della Corte dei Conti del Piemonte, il vicequestore che si comportò in maniera brutale e non impedì le violenze dei suoi sottoposti, ha causato un rilevante danno d'immagine alla Polizia italiana, quantificato in 50 mila euro. Nei giorni scorsi è stato mandato a giudizio e verrà quindi sottoposto ad un processo contabile dalla competente sezione giurisdizionale, il vicequestore Vincenzo Di Gaetano, dirigente di polizia torinese che nel dicembre del 2005 fu tra i funzionari che guidarono l'assalto al cantiere di Venaus occupato dai gruppi No Tav. La trasmissione del fascicolo è stato uno degli ultimi atti compiuti dal procuratore regionale della Corte dei Conti Ermete Bogetti, di recente trasferito allo stesso incarico a Genova.

Il processo per il presunto danno erariale sarà quindi l'unica occasione in cui, in un'aula di giustizia, verranno affrontati e discussi gli eventi accaduti tra il 5 e il 6 dicembre di cinque anni fa. Uno degli episodi della recente storia italiana che, proprio come i fatti del G8 di Genova del 2001, hanno suscitato un acceso dibattito sul comportamento delle forze dell'ordine.

Le inchieste penali si erano concluse con una richiesta di archiviazione da parte della procura di Torino che era stata accolta dall'ufficio gip dopo un supplemento d'indagine. L'inchiesta della Corte dei Conti avviata nel 2006 ha dovuto affrontare diversi ostacoli. A cominciare da un rifiuto di trasmissione di atti quando il procuratore Bogetti aveva chiesto di poter visionare documenti e verbali della polizia. Un no motivato con il "segreto investigativo" dal titolare delle indagini penali, il procuratore della repubblica Marcello Maddalena. Un "conflitto tra poteri" che era stato risolto dalla mediazione del procuratore generale Giancarlo Caselli.

Nei confronti di Bogetti era stato poi aperto un procedimento disciplinare per alcune frasi che gli erano state attribuite in un'intervista sui fatti di Venaus. Bogetti aveva chiesto che il suo "processo" (attualmente in attesa di una definizione davanti alla Corte Costituzionale) potesse essere pubblico, ma la risposta era stata negativa.
L'attività d'indagine della magistratura contabile aveva portato all'interrogatorio di 19 NoTav che avevano raccontato le fasi della carica. In particolare una donna aveva riconosciuto il vicequestore Di Gaetano come il poliziotto che l'aveva afferrata e trascinata brutalmente per un braccio. Comportamento che secondo il funzionario sarebbe stato equivocato trattandosi, nella sua ricostruzione, di un gesto mirato invece a soccorrere la donna e portarla lontano dagli scontri. Il trattamento "da bestia" subito da quella manifestante è però uno dei cardini dell'accusa, oltre al mancato intervento del funzionario nei confronti degli agenti per far cessare le violenze.

Complessivamente il danno d'immagine arrecato dai pestaggi di quella notte era stato stimato in un milione di euro. La "quota" attribuibile a Di Gaetano sarebbe, secondo la procura, di un decimo, che va però dimezzato a causa del difficile contesto ambientale (notte, freddo, confusione) per arrivare quindi a 50 mila euro. Le indagini avevano riguardato in una prima fase anche l'allora vicario della questura torinese Michele Rosato (oggi questore a Piacenza) ma la sua posizione, in assenza di elementi di prova, è stata archiviata. 



domenica 8 agosto 2010

Davvero bravi!!!


da Specchio dei Tempi - La Stampa

Un lettore scrive:
«Il collegamento Parigi-Torino-Milano, assicurato dalla società Artesia, è una perfetta sintesi della presunta, solo presunta, efficienza ferroviaria francese e dell’arcinota inefficienza ferroviaria italica. Rispetto a tutti i convogli Tgv che circolano anche fuori dalla Francia, come il Parigi-Lussemburgo o il Parigi-Ginevra, le carrozze destinate all'asse Parigi-Milano sono senza dubbio le più lerce, vetuste e degradate.
«Del Parigi-Torino- Milano si apprezza però la costanza: il treno è quasi sempre in ritardo, soprattutto quello in partenza Parigi Gare de Lyon perché se arriva in Italia in ritardo poco importa, ma al contrario, se si sgarra a Gare de Lyon, poi di là si lamentano. Oltre a tutto questo, da un po' più di un mese, capita spesso che o a Chambéry o a Modane si verifichi il “triste trasbordo”, per cui non esiste ancora una motivazione. Viene richiesto a tutti i passeggeri del Parigi-Milano di passare sulle vetture del Milano-Parigi, e viceversa, cosicché i due rispettivi treni tornino indietro da sono venuti; il tutto si svolge rigorosamente in una bolgia in cui le valigie si perdono, gli amori finiscono e altro gira vorticosamente. Nelle ultime settimane la tecnica è stata affinata, un venerdì di inizio luglio infatti i passeggeri partiti in treno da Parigi alle 15,24 sono giunti a Torino alle 2,30 del mattino in bus, invece che alle 21 come da orario, dopo una veglia di ore a Modane. Davvero bravi!».

DANIELE MELLANA

mercoledì 4 agosto 2010

Ciao Giovanni!!!


Oggi se ne andato Giovanni Peirolo, figura storica della Resistenza valsusina. Lascierà un vuoto immesso sia a livello umano, sia a livello di testimonianza. Partigiano della 42° Brigata d'Assalto "Walter Fontan" partecipò, l'8 dicembre del '43, al giuramento partigiano della Garda di San Giorio.

Carattere schietto e tagliente, Giovanni si è sempre adoperato come testimone della Resistenza, nelle scuole, alle manifestazioni ed in genere in ogni dove. Ne ricordo la partecipazione nell'inverno del 2005 al corteo No Tav in quel di Venaus. Nonostante gli ottantaquattro anni, vi partecipò a piedi, sotto la neve con la bandiera dell'A.N.P.I. rivendicando che "È Resistenza quella di ieri e quella di oggi, la loro e la nostra. Ci sono molte analogie... Il 25 aprile abbiamo deposto il mitra per abbracciare le armi democratiche e per noi tutti i partecipanti alla marcia NO TAV del 16 novembre scorso (2005 ndr.) sono partigiani!" ...Questo era Giovanni!

La sua dipartita ci lascia sgomenti e tutti più poveri. Ci mancherà, molto, ma vivrà in noi la sua testimonianza ed i suoi insegnamenti.

Ciao Giovanni, partigiano e compagno, maestro ed amico ...che la terra ti sia lieve!

Resisteremo anche per te!

A.N.P.I. sez. Bussoleno - Foresto - Chianocco