di Chiara Sasso
Il concentramento per la
manifestazione era a Vaie, non si riusciva a partire perché dai
paesi vicini subito prima e subito dopo Vaie (Sant’Antonino e
Condove), e relative stazioni ferroviarie, un fiume in piena
di gente si rovesciava letteralmente in strada così che
altri cortei (in senso opposto) si stavano formando. Che sarebbe
stata una grande grandissima manifestazione lo si era capito
subito. I progetti resi pubblici avevano portato la maggior
parte dei consigli comunali a cadere uno dopo l’altro sotto
le delibere in opposizione alla grande opera. Le notizie che giungevano
aiutavano a mantenere viva l’incazzatura. La Provincia di Torino
(Pd) e la Regione (Pdl) chiederanno al governo di escludere la
Comunità Montana valle Susa dal tavolo istituzionale di
Palazzo Chigi. Il presidente Sandro Plano (Pd) presentato
come irriducibile. Al tavolo siederanno solo quelli in accordo con
l’opera. Sale la tensione e l’attenzione. Nei paesi si percepiva
il clima, in coda alla posta, nei bar, sui treni, quando il
direttore di banca ti dice “ci vediamo domani alla
manifestazione”, quando le cartelle dei bambini portano il
notav appiccicato, quando nei negozi non si parla d’altro di come
organizzarsi e darsi appuntamento per la camminata di sei
chilometri si capisce che è ritornato il clima del 2005. In
un mese ci sono state ben tre manifestazioni: la prima (da
Chiomonte a Giaglione e i suoi vigneti, quelli che perfino
Depardieu è sceso in campo a difendere), la seconda da Rivalta a
Rivoli che collega la bassa valle alla cintura di Torino.
Manifestazioni riuscite ma diciamo di riscaldamento. Poi il
botto. Cinquanta mila secondo gli organizzatori, ventimila secondo
la questura. Con una preparazione di forma, di sostanza e
di logistica. I cattolici notav avevano organizzato una veglia di
preghiera (insieme ad alcuni sacerdoti) per lunedì 4
ottobre, in cattedrale a Susa, non esattamente in accordo
con il vescovo che porta il nome e la parentela di Badini
Confalonieri.La Coldiretti, dopo un periodo di quiescenza era
tornata a scaldare i motori dei suoi trattori presenti sulle
strade. I comitati più che mai attivi in tutti i paesi,
ognuno un compito, negli anni un lavoro suddiviso in modo
naturale. Chi segue i presidi, chi i progetti, chi la
comunicazione, chi gli eventi, chi mantiene i rapporti con
il Parlamento Europeo (Fine settembre una delegazione è stata
ricevuta a Bruxelles dalla Commissione per le Petizioni del
Parlamento Europeo). Impossibile raccontare tutto, ogni tanto
qualcuno si inventa una cosa e la porta avanti. Una rete
precisa, radicata che attraversa tutto il territorio. E si
arriva alla vigilia, con la valle per l’occasione rivestita a
festa. Le bandiere notav lungo le strade sostituite con quelle
nuove di zecca. Rimesse ai balconi, ai cancelli. Tutto un su e già
di scale, in cortili e in strada per allestire al meglio.
Sabato mattina era tutto un preparativo: striscioni,
scritte, pupazzi. Una emozionante che saliva. E ci siamo, anzi ci
risiamo in questa storia di quasi vent’anni. Un corteo che si
snoda e ad ogni passo baci e abbracci “di nuovo qui”, telefonate
con gli amici lontani i noponte di Messina, quelli di
Firenze, Alex Zanotelli che invita “a continuare ad essere
una speranza per tutta Italia”. Manifestazione conclusa a
Sant’Ambrogio, paese che aveva ospitato la prima marcia notav il 3
marzo 1996, inizio della storia, quattromila persone. 9 Ottobre
2010. Tre ore di percorso sulla statale, e ogni volta che
passava un treno il macchinista salutava con un lungo
fischio che provocava applausi a scena aperta. Quasi a ricordare,
qui passano i treni e pure i Tgv. Applausi che si sono ripetuti in
finale (neanche se si fosse organizzato) difronte ad una
transumanza spettacolare che ha aumentato la confusione al
corteo ma evidenziato che cos’è questa valle (dagli alpeggi
al piano). Ragazzi pastori, orgogliosi del loro lavoro, cellulare
al collo e gel sui capelli, avevano addobbato le mucche con
bandiere notav e hanno fatto un ingresso trionfale.
Prego,
con una valle così capillarmente presidiata è un invito ad
iniziare i lavori.