lunedì 11 ottobre 2010

Una Valle presidiata


di Chiara Sasso

Il concentramento per la manifestazione era a Vaie, non si riusciva a partire perché dai paesi vicini subito prima e subito dopo Vaie (Sant’Antonino e Condove), e relative stazioni ferroviarie, un fiume in piena di gente si rovesciava letteralmente in strada così che altri cortei (in senso opposto) si stavano formando. Che sarebbe stata una grande grandissima manifestazione lo si era capito subito. I progetti resi pubblici avevano portato la maggior parte dei consigli comunali a cadere uno dopo l’altro sotto le delibere in opposizione alla grande opera. Le notizie che giungevano aiutavano a mantenere viva l’incazzatura. La Provincia di Torino (Pd) e la Regione (Pdl) chiederanno al governo di escludere la Comunità Montana valle Susa dal tavolo istituzionale di Palazzo Chigi. Il presidente Sandro Plano (Pd) presentato come irriducibile. Al tavolo siederanno solo quelli in accordo con l’opera. Sale la tensione e l’attenzione. Nei paesi si percepiva il clima, in coda alla posta, nei bar, sui treni, quando il direttore di banca ti dice “ci vediamo domani alla manifestazione”, quando le cartelle dei bambini portano il notav appiccicato, quando nei negozi non si parla d’altro di come organizzarsi e darsi appuntamento per la camminata di sei chilometri si capisce che è ritornato il clima del 2005. In un mese ci sono state ben tre manifestazioni: la prima (da Chiomonte a Giaglione e i suoi vigneti, quelli che perfino Depardieu è sceso in campo a difendere), la seconda da Rivalta a Rivoli che collega la bassa valle alla cintura di Torino. Manifestazioni riuscite ma diciamo di riscaldamento. Poi il botto. Cinquanta mila secondo gli organizzatori, ventimila secondo la questura. Con una preparazione di forma, di sostanza e di logistica. I cattolici notav avevano organizzato una veglia di preghiera (insieme ad alcuni sacerdoti)  per lunedì 4 ottobre, in cattedrale a Susa, non esattamente in accordo con il vescovo che porta il nome e la parentela di Badini Confalonieri.La Coldiretti, dopo un periodo di quiescenza era tornata a scaldare i motori dei suoi trattori presenti sulle strade. I comitati più che mai attivi in tutti i paesi, ognuno un compito, negli anni un lavoro suddiviso in modo naturale. Chi segue i presidi, chi i progetti, chi la comunicazione, chi gli eventi, chi mantiene i rapporti con il Parlamento Europeo (Fine settembre una delegazione è stata ricevuta a Bruxelles dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo). Impossibile raccontare tutto, ogni tanto qualcuno si inventa una cosa e la porta avanti. Una rete precisa, radicata che attraversa tutto il territorio. E si arriva alla vigilia, con la valle per l’occasione rivestita a festa. Le bandiere notav lungo le strade sostituite con quelle nuove di zecca. Rimesse ai balconi, ai cancelli. Tutto un su e già di scale, in cortili e in strada per allestire al meglio. Sabato mattina era tutto un preparativo: striscioni, scritte, pupazzi. Una emozionante che saliva. E ci siamo, anzi ci risiamo in questa storia di quasi vent’anni. Un corteo che si snoda e ad ogni passo baci e abbracci “di nuovo qui”, telefonate con gli amici lontani i noponte di Messina, quelli di Firenze, Alex Zanotelli che invita “a continuare ad essere una speranza per tutta Italia”. Manifestazione conclusa a Sant’Ambrogio, paese che aveva ospitato la prima marcia notav il 3 marzo 1996, inizio della storia, quattromila persone. 9 Ottobre 2010. Tre ore di percorso sulla statale, e ogni volta che passava un treno il macchinista salutava con un lungo fischio che provocava applausi a scena aperta. Quasi a ricordare, qui passano i treni e pure i Tgv. Applausi che si sono ripetuti in finale (neanche se si fosse organizzato) difronte ad una transumanza spettacolare che ha aumentato la confusione al corteo ma evidenziato che cos’è questa valle (dagli alpeggi al piano). Ragazzi pastori, orgogliosi del loro lavoro, cellulare al collo e gel sui capelli, avevano addobbato le mucche con bandiere notav e hanno fatto un ingresso trionfale. 
Prego, con una valle così capillarmente presidiata è un invito ad iniziare i lavori.