Da La Stampa
Susa a rischio 200 anziani e 150 dipendenti. Il Sindaco: non molliamo
di GRAZIA LONGO- Inviata a Susa
La Casa di riposo «San Giacomo» rischia di chiudere a causa della Tav. E per Susa si annuncia una doppia sconfitta: sul piano sociale, per i 200 anziani ospiti, e su quello economico per i 150 dipendenti - quasi tutte donne - e le loro famiglie.
Lo smantellamento potrebbe avverarsi entro i prossimi due anni, per fare spazio agli uffici della Ltf (Lyon Turin Ferroviaire), la società responsabile della parte comune italo-francese del futuro collegamento ferroviario tra Torino e Lione.
I proprietari della «San Giacomo», il commendator Ugo Massimelli e l’ingegner Biagio Soave, soci fondatori della Villa Cora srl, sono stati informati del pericolo il 10 agosto scorso. La Ltf ha comunicato sia a loro sia al sindaco Gemma Amprino che proprio a ridosso della Casa di riposo ci sarà una galleria. Del resto basta leggere a pagina 147 della relazione del progetto della Tav: «Nella zona dell’imbocco del tunnel di base, il tracciato interferisce direttamente con un edificio rurale con torre, che dovrà essere demolito, mentre non interferisce direttamente con l’edificio della Casa di riposo “San Giacomo”, la quale, data la vicinanza alla linea, non potrà tuttavia mantenere le proprie funzionalità, che dovranno essere ricollocate in materia definitiva altrove».
In altri termini: addio «San Giacomo». Entro il 10 ottobre le parti interpellate dovranno presentare le loro osservazioni alla Ltf, con la quale hanno già avuto un incontro. Il sindaco, intanto, annuncia battaglia. «Non possiamo permetterci di perdere una simile struttura socio-sanitaria - dichiara Gemma Amprino -. In tutta la Val Susa non esistono altre realtà simili per dimensioni e prestigio. Cosa ne sarà dei poveri anziani? E che sorte spetta alle famiglie dei 150 dipendenti?». Un’alternativa ci sarebbe, ma il condizionale è d’obbligo perché riguarda la costruzione di una nuova residenza per anziani. «Ma temo non ci siano i tempi tecnici per procedere - ammette il primo cittadino -. Ammesso e non concesso che la Ltf sia disponibile a liquidare subito alla proprietà l’importo della Casa di riposo, come e dove costruire entro il 2013 un nuovo edificio?». È la stessa perplessità dei titolari di Villa Cora. «Ci hanno colto alla sprovvista - osserva Ugo Massimelli -, noi non vorremmo rinunciare alla “San Giacomo”, ma come fare per realizzare in tempo utile una nuova residenza?». Questo, peraltro, non è l’unico problema. Ancora Massimelli: «Se anche la società francese fosse disponibile a lasciarci stare lì, come potrebbero mai i nostri vecchietti convivere con tutto il disagio del cantiere lì intorno?».
E se il sindaco rivela una «certa speranza che Ltf sia disponibile a valutare risoluzioni alternative», il sindacato non vuole piegarsi all’imposizione dei francesi. «Non voglio entrare nel merito dell’opportunità o meno della Tav - dice Cinzia Quagliotti, dirigente Cgil torinese della funzione pubblica -, ma quella Casa di riposo non si deve toccare. Non solo per il ruolo socio-assistenziale che svolge, ma anche per ragioni occupazionali. A parte i 150 dipendenti, con la sua mensa centralizzata fornisce 500 pasti, che vengono distribuiti tra le altre strutture della Valle. La sua centralità vale anche per il servizio lavanderia, che non si limita solo alla “San Giacomo”. Noi, dunque, non siamo disposti a cedere».
Preoccupazioni che prendono voce nelle parole di alcuni ospiti. Armando Aiello, 80 anni, una moglie e tre figli lontani al Sud, è sconsolato: «Qui stiamo troppo bene. Non possono mandarci via. Ho lavorato una vita in fonderia, almeno adesso voglio stare tranquillo». Maria Artuso, 89 anni, vedova e senza figli, si limita a scuotere la testa e a dire: «Questa è casa mia. Di qui non mi muovo».
Lo smantellamento potrebbe avverarsi entro i prossimi due anni, per fare spazio agli uffici della Ltf (Lyon Turin Ferroviaire), la società responsabile della parte comune italo-francese del futuro collegamento ferroviario tra Torino e Lione.
I proprietari della «San Giacomo», il commendator Ugo Massimelli e l’ingegner Biagio Soave, soci fondatori della Villa Cora srl, sono stati informati del pericolo il 10 agosto scorso. La Ltf ha comunicato sia a loro sia al sindaco Gemma Amprino che proprio a ridosso della Casa di riposo ci sarà una galleria. Del resto basta leggere a pagina 147 della relazione del progetto della Tav: «Nella zona dell’imbocco del tunnel di base, il tracciato interferisce direttamente con un edificio rurale con torre, che dovrà essere demolito, mentre non interferisce direttamente con l’edificio della Casa di riposo “San Giacomo”, la quale, data la vicinanza alla linea, non potrà tuttavia mantenere le proprie funzionalità, che dovranno essere ricollocate in materia definitiva altrove».
In altri termini: addio «San Giacomo». Entro il 10 ottobre le parti interpellate dovranno presentare le loro osservazioni alla Ltf, con la quale hanno già avuto un incontro. Il sindaco, intanto, annuncia battaglia. «Non possiamo permetterci di perdere una simile struttura socio-sanitaria - dichiara Gemma Amprino -. In tutta la Val Susa non esistono altre realtà simili per dimensioni e prestigio. Cosa ne sarà dei poveri anziani? E che sorte spetta alle famiglie dei 150 dipendenti?». Un’alternativa ci sarebbe, ma il condizionale è d’obbligo perché riguarda la costruzione di una nuova residenza per anziani. «Ma temo non ci siano i tempi tecnici per procedere - ammette il primo cittadino -. Ammesso e non concesso che la Ltf sia disponibile a liquidare subito alla proprietà l’importo della Casa di riposo, come e dove costruire entro il 2013 un nuovo edificio?». È la stessa perplessità dei titolari di Villa Cora. «Ci hanno colto alla sprovvista - osserva Ugo Massimelli -, noi non vorremmo rinunciare alla “San Giacomo”, ma come fare per realizzare in tempo utile una nuova residenza?». Questo, peraltro, non è l’unico problema. Ancora Massimelli: «Se anche la società francese fosse disponibile a lasciarci stare lì, come potrebbero mai i nostri vecchietti convivere con tutto il disagio del cantiere lì intorno?».
E se il sindaco rivela una «certa speranza che Ltf sia disponibile a valutare risoluzioni alternative», il sindacato non vuole piegarsi all’imposizione dei francesi. «Non voglio entrare nel merito dell’opportunità o meno della Tav - dice Cinzia Quagliotti, dirigente Cgil torinese della funzione pubblica -, ma quella Casa di riposo non si deve toccare. Non solo per il ruolo socio-assistenziale che svolge, ma anche per ragioni occupazionali. A parte i 150 dipendenti, con la sua mensa centralizzata fornisce 500 pasti, che vengono distribuiti tra le altre strutture della Valle. La sua centralità vale anche per il servizio lavanderia, che non si limita solo alla “San Giacomo”. Noi, dunque, non siamo disposti a cedere».
Preoccupazioni che prendono voce nelle parole di alcuni ospiti. Armando Aiello, 80 anni, una moglie e tre figli lontani al Sud, è sconsolato: «Qui stiamo troppo bene. Non possono mandarci via. Ho lavorato una vita in fonderia, almeno adesso voglio stare tranquillo». Maria Artuso, 89 anni, vedova e senza figli, si limita a scuotere la testa e a dire: «Questa è casa mia. Di qui non mi muovo».