giovedì 25 marzo 2010

La tristezza del tav...

di Nicoletta Dosio

Ieri ho percorso l'autostradaTorino-Bologna ed ho visto concretamente che cosa significhi un corridoio di infrastrutture e transiti (lo stesso si può vedere nel tratto autostradale Torino Milano): l'autostrada è in via di ampliamento, con nuove corsie; parallelamente si snoda la linea TAV Milano-Bologna. Tra le due infrastrutture esiste una fascia di poche centinaia di metri dove sono rimaste intrappolate decine di cascine e terreni un tempo coltivati, ora desertificati. Poco oltre, altre cascine e abitazioni che inalberano cartelli su cui si intravede un VENDESI ormai invecchiato e senza acquirenti. Sopra, i tralicci dell'alta tensione e, intorno, svincoli e stradoni che si perdono nel nulla: il risultato devastante delle "compensazioni". In due ore e mezza ho visto transitare un solo convoglio: una Freccia Rossa di pochi vagoni ed evidentemente di nessuna reale utilità.
Avrei voluto fare il viaggio in treno, ma non è stato possibile, perchè, dato il taglio dei treni locali e interregionali, pur obbligata ad utilizzare la Freccia Rossa Torino-Milano, dovendo viaggiare complessivamente sei ore con tre cambi treno ,sarei arrivata in ritardo nel Reggiano, dove ero attesa. Erano quelli i luoghi delle mie vacanze estive, che ricordo come distese dorate per il grano maturo,con viali di tigli che profumavano le sere di giugno di tanti anni fa; ora sono diventati labirinti di asfalto e cemento, dove, tra capannoni, superstrade e centri commerciali, a tratti emergono i ruderi delle antiche cascine, ormai in abbandono. Quale desolazione dove c'erano vita, socialità e bellezza...