La spada di Damocle del Tav a S. Giuliano: anni di sacrifici, ma il futuro resta confuso
La villetta di Franco Leschiera potrebbe essere abbattuta per far posto ai binari ed alla stazione internazionale della linea ad alta velocità Torino·Lione |
SUSA - La casa di Franco Leschiera è stata costruita in frazione San Giuliano
nel 1968 dai suoi genitori, quando intorno c'erano solo campi e la strada statale. Oggi, quei campi sono stati mangiati dallo svincolo dell'autostrada e dal cavalcavia della statale che consente di superare l'A32 ma Franco in quella casa abita ancora e dice che, tutto sommato, i
disagi non sono molti. Su quel I 'abitazione, come su altre nella stessa frazione, incombe la spada di Damocle del Tav. Se l'opera fosse realizzata seguendo il più recente progetto preliminare, infatti, la casa di Franco è tra quelle che saranno abbattute per far posto a binari e stazione Internazionale.
Le stanze sembrano serre, verdi e floride. Paoline, ciclamini, piante grasse, piante da appartamento pendule e non. Su ogni davanzale, in ogni angolo, ci sono almeno cinque o sei vasi. L'amore per le piante, Franco l'ha ereditato dalla mamma. Dal giardino, anch'esso ben curato, fa capolino persino un olivo rigoglioso e carico di frutti, piantato 20 anni fa, che sembra proprio non accorgersi di vivere a meno di 100 metri da un'autostrada. ((Devo
dire che ufficialmente io non so nulla del nuovo progetto - spiega Franco -Ho saputo che la mia casa era tra quelle da abbattere
quando ho partecipato alla serata che
il Comitato NoTav
Susa-Mompantero ha fatto nella
ex scuola della frazione. Una serata diparte, certo, ma che ha saputo spiegare molto
bene i dettagli. Sapere che dovevano abbattere lo mia
casa è stato desolante, devastante
nell'animo. Queste
mura hanno per me
un valore affettivo enorme.
Mio padre si girerà nella tomba».
Franco Leschiera |
La villetta di Franco, gestore trentennale dello storico bar Sport, ora caffè Portici di Bussoleno, è stata da lui stesso ristrutturata nel1990. «Ho proprio
sistemato tutto - spiega – cambiato molte cose. rifatto il tetto
e anche alcune divisioni tra le stanze. Da pochissimo ho rifatto tutti gli infissi, mettendo quelli moderni
che trattengono il calore
e con vetri antisfondamento. Ho speso una mezza
fortuna. Adesso volevo dare un altro colpetto. Ci sono da
fare i balconi, le cancellate e alcune piccole modifiche, ma chi me lo fa fare? Se avessi saputo prima non cambiavo neppure gli infissi». Di come funziona la macchina degli espropri delle grandi opere, la famiglia di Franco aveva già esperienza. Prima del Tav, è entrata nelle loro vite di prepotenza anche l'A32. «Quando hanno fatto
l'autostrada hanno espropriato un sacco di terreni a mio padre, sia a Susa che a Venaus - racconta Franco - Anche quello dove andava sempre con il cane a cui era affezionato.
Avessero dovuto campare di agricoltura sarebbero stati messi
sul lastrico. Io credo che
abbiamo già dato.
Non si può neppure dire che si tratti di sindrome Ninby nel caso di Franco. Lui non è mai stato persona aprioristicamente contraria all'alta velocità e, tutto
sommato, in altra condizione, forse l'avrebbe persino accettalo questo ulteriore sacrificio.
«L'assurdo è fare un'opera così faraonica in un momento come questo
- dice - E' l’esagerazione. Potrebbero usare quei
fondi per fare un sacco di altre cose certamente più utili e urgenti,
a partire dal trasporto locale che i
treni dei pendolari sono una vergogna. Magari porta anche lavoro il Tav, ottenendo le giuste garanzie, ma a quale prezzo? La valle verrebbe massacrata
tra ferrovie, statali, autostrade,e la Dora.
Non so. Mi sembra che si manchi molto di buon senso».