da Luna Nuova (05.11.2010)
Cinquant’anni di
ricordi che saranno spazzati via
La casa di Ines è destinata ad essere demolita per fare posto
alla Torino-Lione
SUSA -La luce del sole filtra dietro le tende ocra e iI poutage
acceso riscalda le stanze. Dietro una vetrinetta fanno capolino decine di
ninnoli, ricordi, souvenir e due orchidee si godono il tepore autunnale. La casa
di lnes Riosecht in Zuccotti è ordinatissima e accogliente ma è un'abitazione
senza futuro. E', infatti, una delle costruzioni della borgata San Giuliano che
saranno demolite per fare posto alla nuova linea ad alla velocità Torino-Lione
e alla stazione internazionale.
Classe 1937, Ines è una donna minuta che trasmette simpatia e
vivacità, Il progetto preliminare del Tav le ha distrutto la vita. La sua casa
e lei stessa sono diventate un codice, "Sus_009", e null’altro. Un
piccolo quadretto rosso nell'area della planimetria su cui è tracciata la NLTL.
Solo che, in quel quadretto rosso Ines vive dal 1951. «50 anni fa c'era solo la casa dove ora c'è' Val Coppe Sport e fino al
Priorale più niente, tranne questa casa in mezzo - ci racconta - L'hanno comprata i miei suoceri nel 1951 e
poi l'abbiamo ampliata di due camere
quando sono arrivati i bambini. l miei suoceri
l’hanno acquistata con tanti sacrifici. Avevano i figli giovani e tante
speranze».
Alle spalle di Ines e sulla credenza, le fotografie dei suoi
cari. «Mio marito ha cominciato a
lavorare a 17 anni. Tutti i nostri risparmi li abbiamo sempre investiti su
questa casa anche perché essendo operai non è che soldi ce ne fossero tanti. lo
ho lavorato alla Magnadyne e poi un po' al San Giacomo. Ma per non pesare troppo
sui miei suoceri, che si facevano anziani, alla fine sono rimasta a casa a fare
la mamma».
Ines ha subito il lutto del marito, strappato alla vita
quando da poco aveva passato i 50 anni e quella casa è sempre stata il suo
riferimento. In ogni angolo c'è un ricordo. «Se succederà che me la buttano giù vorrei già essere morta».
Trattiene a stento la rabbia e le lacrime, Ines. E' una donna forte, che si
informa e a cui piace comprendere le ragioni delle cose. «lo davvero non capisco cosa gli viene in mente - tuona - In questi giorni si guarda la tivù e si
vedono le disgrazie che porta lo pioggia, le frane. Ma qui invece, viene uno
che ci dice “Fila via che io sono padrone
delle tue cose”. Ci ammazzano moralmente. E poi, all’ambiente, alle montagne nessuno
ci pensa? Qui abbiamo già un’autostrada, due statali, una ferrovia, un fiume.
Ma cosa vogliono ancora fare passare? Ci fanno crepare di rabbia».
Nel giardino, che dà sulla statale, ha ricavato un piccolo
orto. La bicicletta con cui va a fare la spesa e si muove per le sue
commissioni quotidiane è ricoverata nel garage. Uno dei figli ha costruito una
coppia di casette di pietra in miniatura, unite da un grazioso ponte a misura
di gnomo. Due bandiere con il treno crociato sono state piazzate sul balcone e
sulla recinzione. Anche la casa di Ines, come molte altre della borgata,
convive già con la ferrovia (che passa a circa cinque metri dalle mura
dell'edificio), con la statale e con lo svincolo dell’autostrada. «Quando passa iI treno trema tutto ma ormai mi
sono talmente abituata che a volte mi chiedo se il treno è passato o no - prosegue
lnes - se arriva il terremoto non me ne
accorgo, se non per quel boato iniziale che li treno non fa. E' comunque un bel
posto, è una casa spaziosa e poi è viva perché ci sono sempre gli amici di mio figlio
che vanno e che vengono. C'è sempre gente che viene a trovarci». Una casa
viva che vede la sua fine scritta su una carta. «Io delle volte mi dico: adesso cosa faccio? Non mi viene più voglia di
iniziare niente. Non ci si deve fidare mai di nessuno, neanche di quelli che
mandi a governare con i tuoi voti».
Che la sua casa sarebbe stata spazzata via dall'Alta
velocità, lnes lo ha saputo un paio di mesi fa grazie al locale comitato Anti-Tav
di Susa-Mompantero. Nessun altro si è preoccupato di informarla. «Sono venuti una sera i ragazzi del Comitato
No Tav – racconta - Silvio, Mario e
l'altro Mario di Foresto, e così I'ho saputo. Sono poi stata giù a San Giuliano
alla serata organizzata da loro per spiegare il progetto, per saperne di più. Mi
hanno lasciato i fogli, la scheda della mia casa». Ines non vuole farsene
una ragione perché quella casa è tutta la sua vita. E si potrà anche dare un
valore ad un edificio ma non si possono quantificare i ricordi, I’affezione per
la propria casa, I’amore per le proprie cose. «Non c'è più dignità - conclude - io sono una povera diavola ma se devo aiutare qualcuno lo faccio.
Invece questi vengono e ci buttano via, per poi fare una cosa che non ha proprio
senso».