Qualche precisazione sui fatti di ieri,
perché si sappia cosa ci facevano degli studenti di Torino al presidio
sulla strada dell'Avanà ieri mattina.
Io e un mio compagno di università ci siamo sentiti martedì sera, recuperata qualche energia dopo la notte in bianco passata alla Maddalena il giorno prima. La stanchezza era ancora forte, ci siamo scambiati qualche riflessione sulla sera precedente e, pensando alla sessione d'esame che si avvicinava, abbiamo pensato: visto che....
In pochi minuti abbiamo fatto girare l'idea su facebook (http://www.facebook.com/event.php?eid=174816345905121) tra i nostri compagni di corso e amici.
Mercoledì
mattina, arrivati alla strada dell'Avanà, abbiamo notato che c'erano un
paio di carabinieri che parlavano con la gente seduta davanti al
camper, sotto il gazebo. Appena arrivati abbiamo appreso e condiviso la
decisione dell'assemblea della sera precedente di limitare il traffico
per quella strada che porta alla Maddalena, lasciando passare tutte le
vetture meno quelle delle forze dell'ordine e quelle per i cantieri, per
evitare che si avvicinassero troppo al Presidio. Come deciso ci siamo
seduti al tavolo e aperti i libri abbiamo iniziato a studiare, con
crescente difficoltà data la continua affluenza di carabinieri prima,
digos poi.
Dopo essere stati tutti ripresi e fotografati dalla
polizia (mentre eravamo al tavolo, chi studiava, chi chiaccherava!), le
forze dell'ordine sono venute per dare il loro ultimatum, chiedere per
l'ultima volta se avremmo lasciato o meno il passaggio alle loro
macchine. La risposta di tutti è stata “no” e dunque loro ci hanno
annunciato che ci saremmo presi la responsabilità penale dell'accaduto.
Ora, leggendo gli articoli di oggi che si riferiscono
a questi fatti usando le solite etichette e i soliti toni drammatici e
mistificatori, volevo esprimere alcune delle ragioni di perché uno
studente universitario che studia a Torino ci tiene a partecipare con la
propria solidarietà e disponibilità, anche andando a studiare fino alla
Maddalena.
E' da qualche anno che nelle università ci viene
detto che la didattica e i servizi vanno ridimensionati e a volte
sacrificati per mancanza di fondi. Vengono chiusi i corsi, ridotte le
ore di lezione, ridotto il personale docente, tagliati i servizi
essenziali rispetto alle residenze universitarie, le biblioteche, le
sale studio, le borse di studio, i servizi di segreteria, le sessioni
d'esame. Chi decide di continuare la propria carriera universitaria con
un dottorato di ricerca per lavorare in università sa di condannarsi ad
un futuro di precarietà e tremenda incertezza. Fuori dalle università la
disoccupazione giovanile è intorno al 30%, i contratti di lavoro a
tempo indeterminato sono diventati un miraggio. Addirittura a scuola, in
classe, si rischia la vita a scuola perché crollano i soffitti, come è
successo al Liceo Darwin di Rivoli, la mia scuola superiore.
Quindi, senza entrare nei particolari ma accennando
un po' di cose note a tutti, non è difficile comprendere che chi come me
vive questa situazione generalizzata tra noi giovani di mancanza di
prospettiva per il futuro anche per mancanza di fondi, non può essere
indifferente allo sperpero di soldi pubblici per un'opera inutile (oltre
che per le sue dannosità)!
Per questo, oltre alla stima e alla solidarietà
verso il popolo valsusino in lotta da 20 anni ormai, ci tengo a far
notare a tutti -dalla valle a Torino- che esiste ed è forte quella
convergenza di motivi, quell'incrociarsi di ingiustizie, per cui in
questi giorni dovremo essere e ci troveremo affianco a lottare contro la
Tav.
Anche il movimento studentesco in questi anni ha
subito attacchi intimidatori come quello di ieri all'Avanà, per cui ci
indirizzano le etichette di “anarchici” o “insurrezionalisti” e le
denunce per denigrare e scoraggiarci. Sono i loro strumenti, fastidiosi e
infimi, che si combattono comunicando il più possibile fra di noi e con
più gente possibile, come sempre ha fatto il movimento NoTav. Per
questo ho scritto sui fatti di ieri.
Io come penso altri studenti continueremo ad esserci,
continueremo ad invitare i nostri compagni di corso a venire in Valle
perché ne va dell'interesse di tutti, del contadino di Chiomonte come
dello studente di Torino.
Abbasso le ingiustizie, viva la Libera Repubblica della Maddalena!
A sarà dura!
Enrico Casciaro
giovedì 26 maggio 2011