Confederazione Unitaria di Base
Federazione del Piemonte
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IL TRENO CHE NON
PORTA LAVORO
Mille
euro di recupero sugli arretrati di febbraio NON SONO LAVORO. Queste sono le condizioni alle quali
sottostanno i dipendenti Italcoge di Susa. Tutelare i diritti dei lavoratori è
uno dei compiti del sindacato, ma da un po’ di tempo a questa parte assistiamo
alla svendita di lavoratori, allo smantellamento del Contratto Nazionale, alla
sottoscrizione di “piani anticrisi”, alla firma di accordi in deroga ai
contratti esistenti che colpiscono – questi sì colpiscono – i lavoratori nel
salario e nelle condizioni di lavoro. Ne sanno qualcosa i lavoratori di
Fincantieri che da tempo lottano contro un piano di ristrutturazione che
comporta licenziamenti massicci, ridimensionamento dei diritti e aumento dello
sfruttamento.
Vogliamo
citare le parole di solidarietà che questi lavoratori hanno inviato in questi
giorni al movimento NO TAV:
“Per riuscire a farci ascoltare siamo stati
costretti a diventare un problema di ordine pubblico e così abbiamo letto sui
giornali il giorno dopo che lo stesso era successo a voi.”
Tra le ragioni dei NO TAV c’è anche
la difesa della qualità del lavoro e del salario che vent’anni di scavi, di
trasporto materiale, di cantieri non garantiscono.
Così
scrive il movimento NO TAV agli imprenditori della Valle:
“Noi
come voi vogliamo il lavoro per le imprese locali e lo sviluppo della Valle e
riteniamo che possano e debbano essere raggiunti, ma non attraverso il TAV
bensì, come abbiamo affermato più volte, programmando una politica dedicata
alle opere di edilizia pubblica e di manutenzione del territorio, a cui esse
possano davvero partecipare direttamente e senza doversi indebitare oltremodo
per investimenti che rischierebbero di portarle al fallimento.”
A onor di cronaca, nessun lavoratore
è stato bersaglio dei NO TAV- se mai la telecamera puntata sui manifestanti- ma purtroppo la stampa alimenta la criminalizzazione di questo
movimento e non ci sono spazi istituzionali per smentire le false notizie.
Denunciamo
la falsa indignazione della FILCA - CISL che utilizzando un frasario
ricattatorio risponde agli interessi di tutti coloro che vogliono l’opera,
compresi coloro che si illudono di ricavare qualcosa dalle compensazioni.
“Servi dei padroni”
si diceva una volta, ma è ancora valido.