Ancora una volta in val di Susa ci
troviamo costretti a combattere contro un treno.
Questa volta non è la
nuova linea Torino Lione con i suoi cantieri devastanti ma un treno
carico di scorie nucleari. Da anni infatti, attraverso la val di susa
diretti verso il nord europa, passano treni carichi di scorie nucleari
provenienti dal vercellese. Questa notte era previsto uno di questi
passaggi e, vista l’attualità del tema, il ritorno al nucleare appunto, è
stato indetto un presidio alla stazione di Condove-Chiusa San Michele
in media valle di Susa. Come raccontato dalle interviste ai presenti il
presidio è stato sgomberato con la forza dalla Polizia con l’arresto di
due manifestanti e l’identificazione dei restanti. Il dato positivo è
che finalmente si torna a parlare di nucleare da uno dei passaggi più
importanti, la gestione delle scorie. Tornare al nucleare infatti non è
una semplice partita a scacchi in cui bisogna solo fare la mossa giusta
come raccontato dallo spot governativo pro nucleare. Passare al nucleare
per l’Italia vuole dire tornare indietro di almeno cinquant’ anni, vuol
dire non sapere che quel giochino tanto caro ai nostri politici e
fisici corrotti lo stiamo pagando ancora oggi. Un reattore sperimentale,
quello di Saluggia, attivo per pochissimo tempo ha prodotto una
quantità di scorie che ancora oggi, e forse mai, saremmo in grado di
gestire. 5 centesimi ogni kw di corrente su tutte le bollette Enel per
pagare esclusivamente i trasporti di scorie di appena pochi anni di
attività delle centrali. Un costo complessivo dell’operazione di 15
milioni di euro per i trasporti e 1 milione 224 mila euro per il
riprocessamento di ogni singola tonnelata di materiale per un totale di
64 milioni 872 mila euro. Tutto questo con una particolarità
all’italiana, non siamo stati infatti in grado, come su molti altri
settori, di essere autonomi nella gestione del progetto, pagando quindi a
peso d’oro queste operazioni che svolgiamo all’estero. Il deposito
Avogadro di Saluggia dal quale partono le scorie, da anni perde e ha
inquinato completamente le falde acquifere del vercellese. Numerose sono
le inchieste partite, con l’unico risultato di accelerare i trasporti
senza ammissioni di colpa nè interventi seri di messa in sicurezza. Come
molte cose in Italia questo doveva essere il sito provvisorio nazionale
in attesa di quello idoneo definitivo. Il problema ovviamente sta nel
“temporaneo” che in questo caso significa più di trent’anni.E’
impensabile continuare così, il problema del nucleare deve essere chiaro
a tutti, tutti devono conoscere il rischio che corrono durante questi
trasporti, tutti devono sapere per poter decidere. Non bastano gli
slogan e le pubblicità “progresso” pro nucleare del governo. Vogliamo
dire la verità sui costi, sui pericoli, sull’inquinamento. Più volte
abbiamo ragionato sul problema in maniera complessiva, oggi è il momento
di rilanciare e tornare a lottare, informare, discutere.
Tutto questo per una nuova stagione di lotta contro il nucleare, in Italia e nel mondo.
Secondo le testimonianze trasmesse su Radio Blackout
nella notte e nella prima mattina, il treno arriva un’ora dopo
l’orario previsto (che era le 3.39). In stazione erano presenti almeno
15 camionette tra Polizia e CC per un totale di almeno 100 agenti; altre
stazioni e passaggi a livello presidiate da auto in borghese e blindati
oltre ad un numero cospicuo di carabinieri, vigili del fuoco e tecnici
sul treno trasportante le scorie. Carica ripetuta della polizia attorno
alle 3.50, alcuni feriti non gravi, oltre 30 identificati-
schedati-perquisiti e tre fermati condotti in questura di cui uno
rilasciato in seguito; violenza e arroganza gratuita da parte degli
agenti. Un manifestante ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto
Soccorso.
Altri due sono invece messi in arresto e portati al carcere delle Vallette a Torino.
Questa sera assemblea al presidio no tav di Vaie per parlare i quello che è successo. Ore 21:00.
da:
la testimonianza di nicoletta compagna del comitato di lotta popolare di Bussoleno
Ancora un presidio, la scorsa notte,
in Valle di Susa, alla Stazione di Condove-Chiusa San Michele, contro il
nucleare e per denunciare il passaggio di un treno di scorie
radioattive, il quale, nella più totale disinformazione, avrebbe dovuto
transitare in valle, proveniente da Vercelli e diretto in Francia. Un
bidone col fuoco acceso contro la freddo, qualche termos di caffè, una
cinquantina di presidianti nei pressi del passaggio a livello, e almeno
il triplo di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa,
affiancati dall’onnipresente Digos, secondo il copione che la Valle NO
TAV conosce bene. Dai due lati della stazione sono fermi camionette e
furgoni. Le ore passano lente. Qualche manifestante si muove per
controllare le stazioni vicine, prontamente seguito dai “tutori
dell’ordine”. Il passaggio a livello è abbassato, l’ora X si avvicina ma
nessun treno è in vista, tuttavia, tra le truppe, si percepiscono
manovre. A un certo punto le sbarre, stranamente, si alzano, i
manifestanti sono fermi nel vano del passaggio a livello. L’atmosfera è
quasi surreale: un treno fantasma che non giunge, mentre le “forze
dell’ordine” imbracciano gli scudi e abbassano le visiere. La carica
parte fulminea, dai due lati della ferrovia. I presidianti cercano
riparo sulla statale verso Chiusa, ma sono presi tra due fuochi e tra
due file di blindati. Si scatena la caccia all’uomo, a suon di
manganellate; la proporzione è almeno di tre per uno. I manifestanti
sono rincorsi, afferrati, fatti inginocchiare a terra, ai lati della
statale, qualcuno è stato colpito duramente, uno, in particolare ha il
volto tumefatto : una manganellata gli ha spaccato gli occhiali e ha
lasciato il segno sul naso che si sta gonfiando. Alle botte si
aggiungono gli insulti e le intimidazioni. Ad uno ad uno i fermati
vengono identificati e fotografati, si procede arrogantemente alle
perquisizioni. A chi chiede di andare in bagno viene negato il
permesso. Sulla statale il traffico è bloccato; si formano lunghe code
di auto di chi va al lavoro, anche le ambulanze passano con difficoltà,
Sulla ferrovia non passano treni, i pendolari devono ripiegare
sull’auto. La notte è quasi finita, sono ormai le sei e del treno
nucleare nessuna traccia. Si intravedono ormai le prime luci dell’alba
quando vengono restituiti i documenti ai fermati che possono finalmente
muoversi e gli uomini-robot si imbarcano sui cellulari, non senza aver
apostrofato i manifestanti con un arrogante “sarà dura”. Intanto si
apprende dagli avvocati che ci sono due arrestati a cui va la nostra
piena solidarietà. La lotta, come sempre, continua!