lunedì 7 febbraio 2011

Una notte anti-nucleare contro un treno pieno di scorie: 2 arresti


Ancora una volta in val di Susa ci troviamo costretti a combattere contro un treno. 
Questa volta non è la nuova linea Torino Lione con i suoi cantieri devastanti ma un treno carico di scorie nucleari. Da anni infatti, attraverso la val di susa diretti verso il nord europa, passano treni carichi di scorie nucleari provenienti dal vercellese. Questa notte era previsto uno di questi passaggi e, vista l’attualità del tema, il ritorno al nucleare appunto, è stato indetto un presidio alla stazione di Condove-Chiusa San Michele in media valle di Susa. Come raccontato dalle interviste ai presenti il presidio è stato sgomberato con la forza dalla Polizia con l’arresto di due manifestanti e l’identificazione dei restanti. Il dato positivo è che finalmente si torna a parlare di nucleare da uno dei passaggi più importanti, la gestione delle scorie. Tornare al nucleare infatti non è una semplice partita a scacchi in cui bisogna solo fare la mossa giusta come raccontato dallo spot governativo pro nucleare. Passare al nucleare per l’Italia vuole dire tornare indietro di almeno cinquant’ anni, vuol dire non sapere che quel giochino tanto caro ai nostri politici e fisici corrotti lo stiamo pagando ancora oggi. Un reattore sperimentale, quello di Saluggia, attivo per pochissimo tempo ha prodotto una quantità di scorie che ancora oggi, e forse mai, saremmo in grado di gestire. 5 centesimi ogni kw di corrente su tutte le bollette Enel per pagare esclusivamente i trasporti di scorie di appena pochi anni di attività delle centrali. Un costo complessivo dell’operazione di 15 milioni di euro per i trasporti e 1 milione 224 mila euro per il riprocessamento di ogni singola tonnelata di materiale per un totale di 64 milioni 872 mila euro. Tutto questo con una particolarità all’italiana, non siamo stati infatti in grado, come su molti altri settori, di essere autonomi nella gestione del progetto, pagando quindi a peso d’oro queste operazioni che svolgiamo all’estero. Il deposito Avogadro di Saluggia dal quale partono le scorie, da anni perde e ha inquinato completamente le falde acquifere del vercellese. Numerose sono le inchieste partite, con l’unico risultato di accelerare i trasporti senza ammissioni di colpa nè interventi seri di messa in sicurezza. Come molte cose in Italia questo doveva essere il sito provvisorio nazionale in attesa di quello idoneo definitivo. Il problema ovviamente sta nel “temporaneo” che in questo caso significa più di trent’anni.E’ impensabile continuare così, il problema del nucleare deve essere chiaro a tutti, tutti devono conoscere il rischio che corrono durante questi trasporti, tutti devono sapere per poter decidere. Non bastano gli slogan e le pubblicità “progresso” pro nucleare del governo. Vogliamo dire la verità sui costi, sui pericoli, sull’inquinamento. Più volte abbiamo ragionato sul problema in maniera complessiva, oggi è il momento di rilanciare e tornare a lottare, informare, discutere.
Tutto questo per una nuova stagione di lotta contro il nucleare, in Italia e nel mondo.

Secondo le testimonianze trasmesse su Radio Blackout nella notte e nella prima mattina, il treno arriva  un’ora dopo l’orario previsto (che era le 3.39). In stazione erano presenti almeno 15 camionette tra Polizia e CC per un totale di almeno 100 agenti; altre stazioni e passaggi a livello presidiate da auto in borghese e blindati oltre ad un numero cospicuo di carabinieri, vigili del fuoco e tecnici sul treno trasportante le scorie. Carica ripetuta della polizia attorno alle 3.50, alcuni feriti non gravi, oltre 30 identificati- schedati-perquisiti e tre fermati condotti in questura di cui uno rilasciato in seguito; violenza e arroganza gratuita da parte degli agenti. Un manifestante ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.
Altri due sono invece  messi in arresto e portati al carcere delle Vallette a Torino.
Questa sera assemblea al presidio no tav di Vaie per parlare i quello che è successo. Ore 21:00.
da:
la testimonianza di nicoletta compagna del comitato di lotta popolare di Bussoleno
Ancora un presidio, la scorsa notte, in Valle di Susa, alla Stazione di Condove-Chiusa San Michele, contro il nucleare e per denunciare il passaggio di un treno di scorie radioattive, il quale, nella più totale disinformazione, avrebbe dovuto transitare in valle, proveniente da Vercelli e diretto in Francia. Un bidone col fuoco acceso contro la freddo, qualche termos di caffè, una cinquantina di presidianti nei pressi del passaggio a livello, e almeno il triplo di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, affiancati dall’onnipresente Digos, secondo il copione che la Valle NO TAV conosce bene. Dai due lati della stazione sono fermi camionette e furgoni. Le ore passano lente. Qualche manifestante si muove per controllare le stazioni vicine, prontamente seguito dai “tutori dell’ordine”. Il passaggio a livello è abbassato, l’ora X si avvicina ma nessun treno è in vista, tuttavia, tra le truppe, si percepiscono manovre. A un certo punto le sbarre, stranamente, si alzano, i manifestanti sono fermi nel vano del passaggio a livello. L’atmosfera è quasi surreale: un  treno fantasma che non giunge, mentre le “forze dell’ordine” imbracciano gli scudi e abbassano le visiere. La carica parte fulminea, dai due lati della ferrovia. I presidianti cercano riparo sulla statale verso Chiusa, ma sono presi tra due fuochi e tra due file di blindati. Si scatena la caccia all’uomo, a suon di manganellate; la proporzione è almeno di tre per uno. I manifestanti sono rincorsi, afferrati, fatti inginocchiare a terra, ai lati della statale, qualcuno è stato colpito duramente, uno, in particolare ha il volto tumefatto : una manganellata gli ha spaccato gli occhiali e ha lasciato il segno sul naso che si sta gonfiando. Alle botte si aggiungono gli insulti e le intimidazioni. Ad uno ad uno i fermati vengono identificati e fotografati, si procede arrogantemente alle perquisizioni. A chi chiede di andare in bagno viene negato il permesso.  Sulla statale il traffico è bloccato; si formano lunghe code di auto di chi va al lavoro, anche le ambulanze passano con difficoltà, Sulla ferrovia non passano treni, i pendolari devono ripiegare sull’auto. La notte è quasi finita, sono ormai le sei e del treno nucleare nessuna traccia. Si intravedono ormai le prime luci dell’alba quando vengono restituiti i documenti ai fermati che possono finalmente muoversi e gli uomini-robot si imbarcano sui cellulari, non senza aver apostrofato i manifestanti con un arrogante “sarà dura”. Intanto si apprende dagli avvocati che ci sono due arrestati a cui va la nostra piena solidarietà. La lotta, come sempre, continua!