sabato 6 agosto 2011

Albero Maestro...



tratto da Carta.org - di Marco Arturi

Turi Vaccaro si è arrampicato sul grande cedro di fronte alla centrale poco dopo le quattro di pomeriggio di giovedì, nel silenzio generale e sotto gli sguardi increduli dei poliziotti. Sta lì, all’ingresso di quella che era la “Libera Repubblica della Maddalena”, a venti metri d’altezza, da quasi due giorni. Ha rischiato di cadere per l’imperizia dei vigili del fuoco, si è beccato un paio di temporali e non mangia né assume liquidi da 72 ore. Nicola Arboscelli e Stefano Milanesi hanno portato la loro protesta davanti all’ospedale di Susa: Nicola è in sciopero della fame da due settimane, Stefano è al terzo giorno. La resistenza della valle ribelle non va in vacanza, anzi imbocca con il massimo della determinazione la strada della disobbedienza civile e della protesta pacifica.
Nella vicenda valsusina la grande informazione spesso – anche se non sempre, va detto – fa di tutto per ignorare notizie come questa, oppure le deforma a uso e consumo del potere, cercando di far apparire in qualche modo violente azioni che di cruento non hanno nulla o di far passare come folkloristiche iniziative di disobbedienza civile, tentando di ridicolizzarle. E’ un atteggiamento che a dispetto delle apparenze testimonia la grande preoccupazione della politica e delle lobbies: la valle ribelle fa paura. A dircelo sono diversi segnali, primo fra tutti l’inasprimento di quella che non è eccessivo definire repressione. Fermi, denunce, interrogatori, perquisizioni e fogli di via sono all’ordine del giorno, specie in seguito al cacerolazo pacifico che si è svolto mercoledì davanti a un albergo di Avigliana nel quale alloggiano uomini delle forze dell’ordine; tutti identificati i No Tav che hanno preso parte al presidio di giovedì sera alla stazione di Condove, dove per “ragioni precauzionali” è stato bloccato per oltre due ore e mezza il Tgv Parigi – Milano anche se nessun manifestante si era avventurato sui binari. A tutto questo va aggiunta la devastazione di oggetti e strutture nei pressi della baita simbolo della Clarea.
Man mano che queste preoccupazioni crescono si fanno più chiari i motivi che le originano. Innanzitutto i fatti continuano a dare ragione ai No Tav. Un esempio su tutti, di fronte al quale tornano alla mente le denunce del movimento riguardo all’affidabilità di alcune imprese appaltatrici e dello stesso sistema di assegnazione dei lavori, è il fallimento della Italcoge, una delle aziende che si era aggiudicata il bando per il tunnel di Chiomonte. Ma non si contano più notizie, prese di posizione ed evidenze tecnico – scientifiche che fanno crescere i dubbi sull’utilità dell’opera, sui suoi costi e sulla sua pericolosità. A dispetto di un’informazione a senso unico, in molti si sta facendo strada il dubbio che forse questi No Tav non siano proprio la banda di retrogradi prigioniera di estremisti ideologizzati dipinta in coro dalla politica.
Ma ciò che fa più paura al sistema dominante è la capacità di contagio di questo movimento, i cui germi si stanno diffondendo negli strati sociali più diversi. E l’immagine di Turi Vaccaro sull’albero (“Un uomo e un albero, nudi, contro la cieca violenza delle macchine e dell’occupazione militare”, ha scritto una delle teste pensanti del movimento, Massimo Zucchetti) è potenzialmente deflagrante, è sovversione culturale allo stato puro perché carica di una portata metaforica assoluta. Su quel cedro con Vaccaro c’è l’intero movimento No Tav, e il rischio è che subisca la tentazione di salirci tutta quella parte di paese che non condivide un modello di sviluppo che si rivela di giorno in giorno fallimentare. Salire su quell’albero indica un modalità di protesta – quella pacifista e disobbediente – ma anche una volontà politica forte, l’amore per la natura, la determinazione a difendere i territori. Il pacifista No Tav arrampicandosi ha portato con sé chiunque abbia sufficiente sensibilità per non volgere lo sguardo altrove, per porsi domande su un modello economico e sociale logoro, per dire che è tempo di fermare, insieme al treno ad alta capacità, una corsa che ci sta portando verso il nulla. Non è un caso se sono già decine i No Tav che hanno cominciato uno sciopero della fame nelle ore appena trascorse.
Non sappiamo se quando queste righe andranno online Turi Vaccaro sarà ancora lassù – c’è da sperare di no, perché le sue condizioni destano preoccupazione e la sua resistenza ha già adesso del sovrumano – ma sarebbe giusto che sotto, ad attenderlo, fossero in molti, per dire chiaro che il suo non è stato il gesto di un pazzo o di un malato di protagonismo come qualcuno sta cercando di fare intendere, ma che su quell’albero ci sono stati tutti, memori di quello che diceva un tizio che di disobbedienza civile ne sapeva qualcosa: “Prima ti ignoreranno, poi ti derideranno, poi ti si opporranno e, alla fine, ti diranno che sono sempre stati con te”.