Panorama, 18 gennaio [Articolo di Massimo Morici]
La Francia, paese pioniere dal 1981 dell’alta velocità con 1.500 chilometri di linee, dove i convogli viaggiano a 300 – 320 chilometri orari, sta per ridurre il numero dei Tgv in servizio. Il motivo? Diminuire il deficit dell’operatore statale Sncf da 60 a 80 milioni di euro. Nelle tratte che non toccano Parigi, infatti, generano il 20% delle perdite, non riuscendo la compagnia a compensare il pedaggio per circolare sulla rete. Secondo Les Echos, Sncf taglierà quattro tratte sottoutilizzate dal 2011: Parigi - Arras, Bordeaux - Strasburgo, Nantes – Strasburgo e Lille - Strasburgo. Se i risultati oltralpe sono questi, ha senso investire ancora in questi trasporti? I treni ad alta velocità (Tav), infatti, continuano ad attrarre molti operatori ferroviari europei, tanto che il Vecchio Continente può contare sul 60% delle linee mondiali (tra quelle in servizio e quelle in fase di attuazione). L’ultimo progetto è quello di Renfe - Sncf per il collegamento tra Madrid e Londra in otto ore, via Barcellona e Parigi (300 milioni di euro per dieci convogli).
Anche in Italia la Tav è in primo piano (1.000 chilometri di rete, gestiti da Rfi del gruppo Fs) nella strategia di rilancio dell’ad Fs Mauro Moretti, non solo nell’asse Milano - Salerno, ma anche da Torino a Venezia, fino a Trieste, e da Genova a Milano. Per compensare gli investimenti (e per pagare il pedaggio della rete) però i prezzi dei biglietti potrebbero schizzare verso l’alto, rendendo i treni ad alta velocità meno competitivi rispetto ad altri mezzi (come gli aerei low cost). Con il rischio di far viaggiare i Frecciarossa - e gli Alstom dei competitors di Nuovo trasporto viaggiatori di Montezemolo e Della Valle - ”a vuoto”.