La Stampa, 15 febbraio [Articolo di Maurizio Tropeano]
La Francia non ha nessuna intenzione di farsi carico dei costi aggiuntivi del nuovo progetto della Torino-Lione, circa 2 miliardi ad una stima approssimativa. Nei mesi scorsi c’è stato un lungo braccio di ferro con il governo italiano che si è concluso con un compromesso temporaneo ma che non cancella l’intenzione di Parigi di far pagare a Roma quelle spese in base all’impegno assunto nel 2007 dall’allora ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro.
Facciamo un passo indietro. Fine 2005: a Venaus il movimento No Tav impedisce, dopo violenti scontri con la polizia, l’apertura del cantiere per il cunicolo di base. Il Governo Berlusconi decide di dar vita ad un tavolo tecnico di concertazione con gli enti locali e sospende l’iter del progetto. Il nuovo Governo Prodi (siamo nella primavera del 2006) confermerà il ruolo dell’Osservatorio. Il lavoro guidato da Mario Virano porta al congelamento del progetto così come definito nell’accordo internazionale di Torino del 2001 e poi ad una sua modifica. La Francia dà fiducia al governo italiano nel suo tentativo di superare l’opposizione della Valsusa ma fa sapere di non aver intenzione di pagare un euro in più. Il ministro Di Pietro che sta lavorando per presentare un progetto concordato e nello stesso tempo rispettare le scadenze internazionali (estate 2007) scrive una lettera al suo collega francese garantendo che gli eventuali costi aggiuntivi li avrebbe pagati l’Italia.
Da allora nessuno tira più fuori il dossier economico. I lavori dell’Osservatorio vanno avanti, e si arriva a modificare anche il progetto presentato all’Unione Europea e per esplicita volontà del commissario Mario Virano, il progetto della Tav diventa occasione per ridisegnare lo sviluppo urbanistico ed economico della Valsusa. La Francia continua ad assecondare questo disegno.
Tutto fila liscio fino all’inizio dell’estate del 2009 quando il direttore del ministero dei Trasporti francesi scrive al governo italiano per avere conferma che gli impegni presi dal ministro Di Pietro vengano rispettati. Qui iniziano i problemi. Il «caso Tav» rimbalza dal ministero delle Infrastrutture a quello dell’Economia perché è evidente che in una situazione di crisi economica non è cosi semplice trovare i fondi necessari. Certo solo con il presentazione del progetto preliminare si saprà con esattezza quanti soldi in più ci vorranno e Virano, presentando le nuove soluzioni, si era detto certo di un contenimento delle spese.
In ogni caso un nuovo progetto si tira dietro costi aggiuntivi. In questa situazione di incertezza il governo italiano prende tempo. La risposta arriva alla vigilia della conferenza intergovernativa in programma a Roma il 16 dicembre. E la risposta non è quella che Parigi si aspetta. Roma spiega che alla lettera del ministro Di Pietro non è seguito nessun atto di governo o parlamentare di copertura finanziaria di quell’impegno. E si sottolinea anche che in mancanza della copertura ogni ulteriore atto potrebbe essere bocciato dalla Corte dei Conti. Roma chiede dunque di annullare gli effetti della lettera.
Il presidente italiano della Cig, Rainer Masera, è in grave imbarazzo perché i francesi contestano stile e metodo della risposta. Si rischia la rottura (Masera avrebbe minacciato le dimissioni) e così si mettono in moto le diplomazie. Alla fine si trova una soluzione: Italia e Francia di impegnano a pagare il 50% a testa di eventuali costi aggiuntivi ma Parigi si riserva di far valere in sede di rinnovo del trattato internazionale le condizioni previste da lettera dell’allora ministro Di Pietro. La trattativa, tutta politica, è aperta. Il 20 e 21 febbraio sarà in Valle di Susa, Joe Higgins, deputato europeo del GUE, il gruppo parlamentare della sinistra europea. Ad organizzare la visita di Higgins (foto), eletto in Irlanda, sono stati il Comitato di Lotta Popolare e il Presidio di Bruzolo. La visita è annunciata sui siti No tav dove si spiega che l’europarlamentare «viene per incontrarci, darci solidarietà e documentarsi in prima persona, in modo da rendere più incisivo il suo sostegno alla nostra lotta», scrivono nei siti che annunciano l’iniziativa. I comitati stanno definendo il programma che prevede la visita dei presidi, l’incontro con amministratori locali e comitati e e l’organizzazione di un’assemblea per sabato sera, probabilmente a Bussoleno. Intanto continuano i sondaggi in Valsusa. La trivella installata nella grande area di sosta adiacente al centro direzionale Sitaf di Susa dovrebbe completare lo scavo nella giornata di domani.