Luna Nuova, 5 febbraio [Articolo di Claudio Rovere]
Non tutti gli imprenditori nel campo dell’edilizia, del movimento terra e delle escavazioni stanno aspettando come la manna dal cielo i cantieri dell’alta velocità. Anzi, ce ne sono alcuni che fanno parte attiva del movimento No Tav e che sono spesso in prima linea nei presidi e nelle manifestazioni. E’ il caso di Fulvio Durando, 52 anni, sangioriese, della “Mistral”, una ditta che si occupa di escavazioni e movimento terra e che è erede di una delle storiche imprese valsusine del settore, quella creata dal padre Costantino, il popolare “Tantin”, mancato alcuni anni orsono.
«La prima macchina escavatrice mio padre l’ha acquistata nel 1960. quando io ero bambino», ricorda Fulvio, che è anche consigliere comunale di minoranza a San Giorio, dove abita con la moglie Betty Gonella ed il figli Stefano e Fabio in una villetta ai piedi della chiesa parrocchiale, eletto in una lista civica con forte caratterizzazione No Tav. «Sono sempre stato contrario alla linea ad alta velocità e 1 ‘attivismo mio e della mia famiglia si è rinforzato nell’autunno caldo del 2005, con la militarizzazione della valle, e posso dire con certezza che se, fosse ancora vivo mio padre Tantin la penserebbe esattamente come me, quelle che ci raccontano sul lavoro che arriverà e sulle ricadute economiche del Tav sulla valle sono delle belle frottole a cui io non credo più e che sono anche stufo di sentire in bocca al politico di turno».
Però il settore, soprattutto in valle, è in crisi, come testimoniano le chiusure di due attività di medio-grandi dimensioni come “Foglia” e “les”. «Che ci sia crisi, e crisi nera è sotto gli occhi di tutti, non si può negare, ma da questo a dire che i cantieri dello Torino-Lione possano rappresentare il toccasana per tirare fuori dalle sabbie mobili il nostro settore ce ne passa. anche perché la crisi è adesso non nel 2013; piuttosto andrebbero cercate le vere radici di questa situazione, molte aziende non reggono perchè quando si lavora con enti come Provincia e Regione, gli stessi che cavalcano con tanta energia alla guida della lobby del Tav, i pagamenti spesso vengono saldati dopo due anni, anche due anni e mezzo, ed in piena congiuntura sfavorevole globale, questo è il colpo di grazia per molti».
La verità, precisa Durando, è che la valle è ormai satura a livello edilizio e di infrastrutture. «Il territorio è stato in gran parte consumato e il problema è che molte delle imprese arrivate da fuori per i lavori dell’autostrada alla fine sono diventate stanziali in valle, quindi i lavori sono sempre meno e i potenziali esecutori sempre di più, è una situazione che non può durare e che neppure i cantieri Tav potranno contribuire a risolvere, non si può andare avanti a fare inutili buchi soltanto per lavorare». Ma il settore delle costruzioni un po’ di giovamento potrebbe comunque trarne… «Beh sì, però saranno i soliti pochi fortunati e con gli agganci giusti a poterne approfittare, io non parteciperò a prescindere. Ma i “piccoli” come me e come molte altre imprese valligiane ne resteranno comunque fuori.In una logica di costi/benefici è una grande opera del tutto inutile anche per il settore in valle di Susa, non parliamo poi del salumiere di Susa o del cassintegrato della Vertek, che questi fantomatici benefici non li sfioreranno neppure».
Ma un piccolo imprenditore del ramo come fa a sopravvivere oggi, senza grandi cantieri? «Lavoro con i privati, con i Comuni. Lo faccio in modo serio e per il momento resto a galla». D’altronde l’ esperienza con altre “grandi opere” valsusine è stata negativa per la Mistral. «Una per tutte, il liceo scientifico di Bussoleno – ricorda – ci ho lavorato parecchio e poi la ditta principale improvvisamente è sparita, svanita nel nulla, come i compensi dovuti a noi e agli altri che avevano lavorato nel cantiere in subappalto, quei soldi non li ho ancora visti e non li vedrò mai». E se le sirene degli appalti Tav dovessero farsi più insistenti ed ammalianti fra qualche anno? «Ripeto non parteciperò, lo posso garantire e poi – scherza, ma non troppo – non si arriverà mai ad aprire i cantieri e all’ epoca spero di essere già in pensione». Poi. facendosi più serio: «Non posso pensare soltanto a me, al presente, al futuro più immediato. devo farlo con un occhio ai miei figli, che per, fortuna loro hanno scelto altre strade, ai miei nipoti. Non posso permettermi di lasciare loro in eredità una valle con anni di cantieri, depressa e stravolta».