Partecipata serata quella di ieri sera a Villarfocchiardo.
Una platea attenta ha seguito e discusso uno dei temi forse più nuovi e importanti per il movimento no tav. In un'introduzione curata da Gianluca redattore di infoaut.org e notav.info si è cercato di capire come oggi media e potere influiscano sulle lotte ma anche e soprattutto sul modo di vivere e percorrere la società. Il movimento no tav che da ormai più di dieci anni vive una fase alta di mobilitazione ha subito nell'ultima stagione di lotta un attacco pressante dei media nazionali che hanno cercato di condizionare l'opinione pubblica con una criminalizzazione continua e un tentativo di riduzione della sua reale portata e partecipazione. Continui articoli e servizi televisivi che lo descrivevano come finito, ormai ridotto a piccoli numeri, quasi in estinzione e pacificazione. In mano ormai solo a pochi estremii anche a sacrificare donne e bambini come scudi umani.
La realtà degli ultimi anni è questa, carta stampata e tv unite in un infimo gioco di asservimento ai grandi poteri economici, "giornalisti" non più capaci di fare indagine con la fretta di scrivere senza dare opinione, consapevoli dei poteri a cui devono rendere conto, non più capaci in redazione di difendere e far passare in stampa o in video il loro punto di vista.
Al movimento no tav evidentemente questo gioco non piace, ecco quindi il bisogno di confrontarsi, di capire, di riorganizzarsi. Angela Lano di infopal.org, esperta di medio oriente ed in partciolare di palestina argomenta e spiega i limiti delle testate più importanti del nostro paese e internazionali. Le grandi testate sono infatti tutte in mano a pochi gruppi finanziari che non hanno l'obiettivo primario di fare informazione ma che preferiscono invece condizionare l'opinione pubblica per difendere i loro interessi (vedi gruppo mediaset o Caltagirone in Italia). Poi Marco Revelli, importante e autorevole firma torinese, sempre voce fuori dal coro, grande conoscitore dei mutamenti sociali. Più volte vicino al movimento no tav e all'informazione libera. E poi ancora Alberto Perino, no tav da sempre, valsusino, che attraverso questa lotta, come molti di noi, ha imparato i limiti di una società mediatica, veloce, sempre alla ricerca di nuove immagini e notize, poco disposta forse ad approfondire e conoscere veramente. Poi Radio black out, una radio libera, che racconta i fatti senza censura e che proprio per questo subisce in questi mesi una dura campagna di criminalizzazione che vorrebe la sua chiusura. Da qui la spiegazioni della campagna in difesa della radio "spegni la censura accendi black out" che vede in questi mesi impegnato al suo fianco anche il movimento no tav, anche con serate come quella di ieri ma soprattutto con la partecipazione ai programmi, alle dirette, all'ascolto.
Il dibattito in sintesi si è articolato sulla comprensione del fenomeno e cosa importante sul come confrontarsi e reagire a questo che oggi è diventato per il movimento no tav e per i movimenti sociali in genere un vero e proprio campo di battaglia a tutti gli effetti. La nostra risposta è questa, provare ancora una volta a fare informazione indipendente, provare a dare un vero punto di vista, raccontare i fatti, i pensieri, le lotte. Ancora una volta però un'informazione di parte, la nostra, quella della gente che vive e lotta sul territorio, non sicuramente quello di chi questo territorio lo vorrebbe vedere distrutto.
Una platea attenta ha seguito e discusso uno dei temi forse più nuovi e importanti per il movimento no tav. In un'introduzione curata da Gianluca redattore di infoaut.org e notav.info si è cercato di capire come oggi media e potere influiscano sulle lotte ma anche e soprattutto sul modo di vivere e percorrere la società. Il movimento no tav che da ormai più di dieci anni vive una fase alta di mobilitazione ha subito nell'ultima stagione di lotta un attacco pressante dei media nazionali che hanno cercato di condizionare l'opinione pubblica con una criminalizzazione continua e un tentativo di riduzione della sua reale portata e partecipazione. Continui articoli e servizi televisivi che lo descrivevano come finito, ormai ridotto a piccoli numeri, quasi in estinzione e pacificazione. In mano ormai solo a pochi estremii anche a sacrificare donne e bambini come scudi umani.
La realtà degli ultimi anni è questa, carta stampata e tv unite in un infimo gioco di asservimento ai grandi poteri economici, "giornalisti" non più capaci di fare indagine con la fretta di scrivere senza dare opinione, consapevoli dei poteri a cui devono rendere conto, non più capaci in redazione di difendere e far passare in stampa o in video il loro punto di vista.
Al movimento no tav evidentemente questo gioco non piace, ecco quindi il bisogno di confrontarsi, di capire, di riorganizzarsi. Angela Lano di infopal.org, esperta di medio oriente ed in partciolare di palestina argomenta e spiega i limiti delle testate più importanti del nostro paese e internazionali. Le grandi testate sono infatti tutte in mano a pochi gruppi finanziari che non hanno l'obiettivo primario di fare informazione ma che preferiscono invece condizionare l'opinione pubblica per difendere i loro interessi (vedi gruppo mediaset o Caltagirone in Italia). Poi Marco Revelli, importante e autorevole firma torinese, sempre voce fuori dal coro, grande conoscitore dei mutamenti sociali. Più volte vicino al movimento no tav e all'informazione libera. E poi ancora Alberto Perino, no tav da sempre, valsusino, che attraverso questa lotta, come molti di noi, ha imparato i limiti di una società mediatica, veloce, sempre alla ricerca di nuove immagini e notize, poco disposta forse ad approfondire e conoscere veramente. Poi Radio black out, una radio libera, che racconta i fatti senza censura e che proprio per questo subisce in questi mesi una dura campagna di criminalizzazione che vorrebe la sua chiusura. Da qui la spiegazioni della campagna in difesa della radio "spegni la censura accendi black out" che vede in questi mesi impegnato al suo fianco anche il movimento no tav, anche con serate come quella di ieri ma soprattutto con la partecipazione ai programmi, alle dirette, all'ascolto.
Il dibattito in sintesi si è articolato sulla comprensione del fenomeno e cosa importante sul come confrontarsi e reagire a questo che oggi è diventato per il movimento no tav e per i movimenti sociali in genere un vero e proprio campo di battaglia a tutti gli effetti. La nostra risposta è questa, provare ancora una volta a fare informazione indipendente, provare a dare un vero punto di vista, raccontare i fatti, i pensieri, le lotte. Ancora una volta però un'informazione di parte, la nostra, quella della gente che vive e lotta sul territorio, non sicuramente quello di chi questo territorio lo vorrebbe vedere distrutto.