Ancora trasporti di scorie dal deposito nucleare di Saluggia verso l'Inghilterra.
Nella notte tra domenica 9 e lunedì 10 maggio è stato effettuato l'ennesimo trasporto di scorie radiottive dal deposito nazionale di Saluggia in provincia di Vercelli verso Sellafield in Inghilterra. Per l'Italia l'operazione è gestita dalla Sogin ditta referente per la gestione del nucleare dopo il referendum popolare dell'87 e l'abbandono dei progetti, per l'Inghilterra è la British nuclear fuel. L'Enel stipulò per l'Italia nel 1980 un contartto con la Bnfl per il riprocessamento di 105 tonnellate di biossido di Uranio. Ad oggi ne restano ancora 53 tonnellate divise in 259 barre. Il trasporto di queste scorie avviena in maniera multimodale, da Saluggia a Vercelli su gomma, da qui su rotaia passando dal tunnel del Frejus verso il porto di Dunquerque in Francia e poi via mare verso il porto di Barrow e da qui di nuovo su rotaia verso Sellafield. Domenica notte quindi la val di Susa è stata nuovamente invasa da ingenti forze di sicurezza che bloccavano tutti i passaggi a livello e le strade di accesso alla ferrovia. Tutti i treni sono stati fermati dall'una alle quattro di lunedì mattina. Ovviamente la popolazione non era stata informata di nulla e neanche le autorità locali, come invece vorrebbe il codice in questi casi. Se infatti uno di questi convogli dovesse avere un incidente si incorrerebbe in quello che viene definito rischio di livello 1. Il più alto standard di pericolo in caso di incidente nucleare, per essere più chiari il livello affrontato dalla popolazione di chernobyl con tutte le conseguenze che oggi conosciamo.
A pochi mesi dagli slogan di Berlusconi in cui si rilanciava una nuova era di nucleare per l'Italia ecco i risultati della passata esperienza. 5 centesimo ogni kw di corrente su tutte le bollette Enel per pagare esclusivamente i trasporti di scorie di appena pochi anni di attività delle centrali. Un costo complessivo dell'operazione di 15 milioni di euro per i trasporti e 1 milione 224 mila euro per il riprocessamento di ogni singola tonnelata di materiale per un totale di 64 milioni 872 mila euro. Tutto questo con lo slogan che il nucleare costa meno e non inquina. Ancora oggi paghiamo il debito creato da quell'infausta decisione e questi sono i costi unicamente delle scorie, restano ancora tutti i costi gestione dei depositi e di costruzione e mantenimento delle centrali. Tutto questo con una particolarità all'italiana, non siamo stati infatti in grado, come su molti altri settori di essere autonomi nella gestione del progetto, pagando quindi a peso d'oro queste operazioni che svolgiamo all'estero. L'inquinamento poi neanche viene menzionato nei rapporti governativi. Il mare d'Irlanda sul quale si affaccia Sellafield è il più inquinato radiottivamente del mondo e da anni il governo irlandese chiede la chiusura della centrale di riprocessamento, ovviamente non quello inglese che ne è proprietario e che si riempie le tasche con questi traffici.
Alla luce del trasporto di lunedì e di tutti quelli che già sono stati fatti nel medesimo modo ci chiediamo con che logica viene affrontata questa situazione che sarebbe forse il caso di chiamare emergenza. Sembra quasi che il governo e il prefetto di Torino alzino il tappeto per nascondere lo sporco come se questo bastasse a dare una parvenza di pulito. I trasporti delle scorie nucleari sono il momento più delicato in assoluto del trattamento nucleare. Il numero di imprevisti e incidenti possibili non sono calcolabili. Il deposito Avogadro di Saluggia dal quale partono le scorie, da anni perde e ha inquinato completamente le falde acquifere del vercellese. Numerose sono le inchieste partite, con l'unico risultato di accelerare i trasporti senza ammissioni di colpa nè interventi seri di messa in sicurezza. Come molte cose in Italia questo doveva essere il sito provvisorio nazionale in attesa di quello idoneo definitivo. Il problema ovviamente sta nel "temporaneo" che in questo caso significa più di trent'anni.
Come abbiamo voluto decidere noi sul futuro del nucleare in Italia, oggi chiediamo la medesima cosa, sapere, conoscere, decidere. E' impensabile continuare così, il problema del nucleare deve essere chiaro a tutti, tutti devono conoscere il rischio che corrono durante questi trasporti, tutti devono sapere per poter decidere. Non bastano gli slogan e le pubblicità "progresso" pro nucleare del governo. Vogliamo la verità sui costi, sui pericoli, sull'inquinamento. Più volte abbiamo ragionato sul problema in maniera complessiva, oggi è il momento di rilanciare e tornare a lottare, informare, discutere.
Tutto questo per una nuova stagione di lotta contro il nucleare, in Italia e nel mondo.
Nella notte tra domenica 9 e lunedì 10 maggio è stato effettuato l'ennesimo trasporto di scorie radiottive dal deposito nazionale di Saluggia in provincia di Vercelli verso Sellafield in Inghilterra. Per l'Italia l'operazione è gestita dalla Sogin ditta referente per la gestione del nucleare dopo il referendum popolare dell'87 e l'abbandono dei progetti, per l'Inghilterra è la British nuclear fuel. L'Enel stipulò per l'Italia nel 1980 un contartto con la Bnfl per il riprocessamento di 105 tonnellate di biossido di Uranio. Ad oggi ne restano ancora 53 tonnellate divise in 259 barre. Il trasporto di queste scorie avviena in maniera multimodale, da Saluggia a Vercelli su gomma, da qui su rotaia passando dal tunnel del Frejus verso il porto di Dunquerque in Francia e poi via mare verso il porto di Barrow e da qui di nuovo su rotaia verso Sellafield. Domenica notte quindi la val di Susa è stata nuovamente invasa da ingenti forze di sicurezza che bloccavano tutti i passaggi a livello e le strade di accesso alla ferrovia. Tutti i treni sono stati fermati dall'una alle quattro di lunedì mattina. Ovviamente la popolazione non era stata informata di nulla e neanche le autorità locali, come invece vorrebbe il codice in questi casi. Se infatti uno di questi convogli dovesse avere un incidente si incorrerebbe in quello che viene definito rischio di livello 1. Il più alto standard di pericolo in caso di incidente nucleare, per essere più chiari il livello affrontato dalla popolazione di chernobyl con tutte le conseguenze che oggi conosciamo.
A pochi mesi dagli slogan di Berlusconi in cui si rilanciava una nuova era di nucleare per l'Italia ecco i risultati della passata esperienza. 5 centesimo ogni kw di corrente su tutte le bollette Enel per pagare esclusivamente i trasporti di scorie di appena pochi anni di attività delle centrali. Un costo complessivo dell'operazione di 15 milioni di euro per i trasporti e 1 milione 224 mila euro per il riprocessamento di ogni singola tonnelata di materiale per un totale di 64 milioni 872 mila euro. Tutto questo con lo slogan che il nucleare costa meno e non inquina. Ancora oggi paghiamo il debito creato da quell'infausta decisione e questi sono i costi unicamente delle scorie, restano ancora tutti i costi gestione dei depositi e di costruzione e mantenimento delle centrali. Tutto questo con una particolarità all'italiana, non siamo stati infatti in grado, come su molti altri settori di essere autonomi nella gestione del progetto, pagando quindi a peso d'oro queste operazioni che svolgiamo all'estero. L'inquinamento poi neanche viene menzionato nei rapporti governativi. Il mare d'Irlanda sul quale si affaccia Sellafield è il più inquinato radiottivamente del mondo e da anni il governo irlandese chiede la chiusura della centrale di riprocessamento, ovviamente non quello inglese che ne è proprietario e che si riempie le tasche con questi traffici.
Alla luce del trasporto di lunedì e di tutti quelli che già sono stati fatti nel medesimo modo ci chiediamo con che logica viene affrontata questa situazione che sarebbe forse il caso di chiamare emergenza. Sembra quasi che il governo e il prefetto di Torino alzino il tappeto per nascondere lo sporco come se questo bastasse a dare una parvenza di pulito. I trasporti delle scorie nucleari sono il momento più delicato in assoluto del trattamento nucleare. Il numero di imprevisti e incidenti possibili non sono calcolabili. Il deposito Avogadro di Saluggia dal quale partono le scorie, da anni perde e ha inquinato completamente le falde acquifere del vercellese. Numerose sono le inchieste partite, con l'unico risultato di accelerare i trasporti senza ammissioni di colpa nè interventi seri di messa in sicurezza. Come molte cose in Italia questo doveva essere il sito provvisorio nazionale in attesa di quello idoneo definitivo. Il problema ovviamente sta nel "temporaneo" che in questo caso significa più di trent'anni.
Come abbiamo voluto decidere noi sul futuro del nucleare in Italia, oggi chiediamo la medesima cosa, sapere, conoscere, decidere. E' impensabile continuare così, il problema del nucleare deve essere chiaro a tutti, tutti devono conoscere il rischio che corrono durante questi trasporti, tutti devono sapere per poter decidere. Non bastano gli slogan e le pubblicità "progresso" pro nucleare del governo. Vogliamo la verità sui costi, sui pericoli, sull'inquinamento. Più volte abbiamo ragionato sul problema in maniera complessiva, oggi è il momento di rilanciare e tornare a lottare, informare, discutere.
Tutto questo per una nuova stagione di lotta contro il nucleare, in Italia e nel mondo.