6 miliardi di Euro. Gli arbitrati scaturiti dall’Alta Velocità rischiano di far fallire le Ferrovie dello Stato.
Nel 2006 i costi dell’Alta Velocità sono arrivati alla stratosferica cifra di 32 miliardi di euro. L’Alta Velocità doveva costare meno di 6 (quando è stata progettata nel 1991). Ora 6 miliardi di euro costituiscono solo il costo delle varie vertenze legali.
Nel 2006 i costi dell’Alta Velocità sono arrivati alla stratosferica cifra di 32 miliardi di euro. L’Alta Velocità doveva costare meno di 6 (quando è stata progettata nel 1991). Ora 6 miliardi di euro costituiscono solo il costo delle varie vertenze legali.
A rivelarlo è un Memorandum riservato delle FFSS e due articoli del Fatto Quotidiano. Due articoli del Fatto Quotidiano che stanno mandando letteralmente in crisi Mauro Moretti (Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato Spa).
- “FS, Bomba da 6 miliardi” (FQ - 8 agosto 2010 - Alfredo Faieta e Stefano Feltri)
- “Nei bilanci FS i costi nascosti della TAV. Il rischio di perdere gli arbitrati con le imprese minaccia i conti” (FQ - 12 agosto 2010 - Stefano Feltri).
La mega bugna degli arbitrati sull’Alta Velocità è l’ennesima malversazione di Mauro Moretti (di cui son corresponsabili in solido anche i predecessori Elio Catania, Lorenzo Necci & Giancarlo Cimoli sia ben inteso). Che il sistema Alta Velocità Alta Capacità aveva del marcio se n’erano già accorti qualche anno fa i signori dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori Servizi e Forniture. Lo rivela una lettera del 1° agosto 2008 inviata a Rete Ferroviaria Italiana Spa, Tav Spa, Fiat Spa, Consorzio Iricav Uno ad oggetto: “Sistema Ferroviario Alta Velocità/Alta Capacità. Indagine relativa agli interventi gestiti da TAV Spa. Riscontro dei soggetti interessati ai rilievi formulati dall’Autorità con risoluzione del 19 dicembre 2007”.
I due Consiglieri Relatori (Alessandro Botto e Andrea Camanzi) e il Presidente dell’A.V.C.P. (Luigi Giampaolino) hanno infatti contestato la committenza dei contratti in esclusiva (a trattativa privata e senza alcuna gara d’appalto) ai tre General Contractors: ENI, FIAT e IRI “Il Consiglio dell’Autorità nella seduta del 19/20 dicembre 2007 ha approvato un atto di risoluzione con il quale in riferimento alla realizzazione degli interventi relativi alle linee ferroviarie Roma-Napoli-Bologna-Firenze, in corso di avanzata esecuzione, ha evidenziato il mancato rispetto dei principi che regolano il settore degli appalti pubblici… Tutti i soggetti interessati hanno in primo luogo evidenziato come l’importo che viene indicato come il Prezzo Forfetario di cui alla convenzione originaria fosse in realtà stabilito … senza tener conto di una effettiva valutazione dell’opera”.
Tradotto brutalmente: trasparenza zero e zero concorrenza. Nella TAV totale discriminazione del mercato a favore dei soli 3 General Contractors (Eni, Fiat e Iri) che si son gestiti la TAV in regime di monopolio esclusivo alla faccia del libero mercato e della libera concorrenza. Tant’è vero che sulla questione General Contractors per la TAV la Commissione Europea è intervenuta con una procedura d’infrazione contro l’Italia (in data 30 marzo 2004).
E’ ovvio che il ricorso al libero mercato, alla sana concorrenza tra le imprese, nonché il ricorso a procedure concorsuali, avrebbe avuto un impatto positivo sulla TAV in termini di economicità e d’efficienza.
“L’Autorità ha evidenziato in primo luogo come, con successivi atti integrativi alla Convenzione iniziale, si sia affidato ai General Contractors un’opera sostanzialmente diversa da quella prevista nell’atto originario … a seguito di definizione di un Prezzo Forfetario notevolmente superiore a quello indicato nelle Convenzioni originarie, in quanto ipotesi non contemplata da dette Convenzioni, si conferma tuttavia che, con gli Atti Integrativi, sono stati affidati ai General Contractors contratti di ben maggiore importo rispetto a quelli che inizialmente - e sia pure di larghissima massima – preventivati, pèr opere che, nel corso della redazione della progettazione esecutiva sono state definite ed hanno recepito sostanziali nuove istanze da parte del Committente…”.
Tradotto: In assenza di qualsivoglia concorrenza Eni, Fiat e Iri si sono gestiti la TAV come meglio hanno voluto gonfiando i prezzi a dismisura ed escogitando l’escamotage degli “Atti Integrativi” per aggirare la Convenzione Originaria.
La lettera/schiaffo dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti prosegue su un tono altero (ci perdoni lo spirito il Ministro dei Trasporti Matteoli):
“…TAV Spa avrebbe potuto valutare di sciogliere il contratto, stante la rilevante difformità economica (nel caso della Tratta BO-FI il costo dell’intera opera con l’Atto Integrativo del 7.5.1996 e l’Accordo del 20.12.1999 è quasi triplicato) applicandosi comunque le disposizioni di carattere generale relative alla risoluzione dei contratti ed, in particolare ravvisandosi nel caso di specie l’ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta …”.
Prosegue la lettera/mazzata:
“…per quanto attiene alla differenza dei costi, nei tratti affidati ad imprese terze, tra il corrispettivo all’impresa esecutrice ed il corrispettivo erogato da TAV ai General Contractors … si osserva che gli elementi forniti dagli interessati, generici e non sopportati da elementi analitici, non hanno consentito di operare un confronto, neanche di larghissima approssimazione. E’ evidente come l’assenza di un confronto in tal senso lasci del tutto inalterate le osservazioni circa la diseconomicità della procedura attuata rispetto ad una procedura concorsuale, sviluppata sulla base di adeguata progettazione, che avrebbe rimesso al mercato la definizione del prezzo dell’opera…”
Semplificando: i General Contractors laddove hanno subappaltato i lavori hanno lucrato a piene mani dando le briciole alle imprese subappaltatrici e facendo delle creste mostruose sugli appalti. Un vero furto con destrezza. Le imprese che materialmente hanno eseguito le opere hanno preso quattro soldi ed i General Contractors senza muovere un dito si son presi la fetta più consistente della torta. Questo dimostra che l’opera in realtà poteva costare molto di meno. Se TAV/FS avessero baypassato di General Contractors e avesse affidato i lavori direttamente alle imprese esecutrici (tramite appalti ad evidenza pubblica come avviene in tutti i paesi del mondo civilizzato) lo Stato avrebbe risparmiato una montagna di soldi (i quattrini sottratti con destrezza dai General Contractors).
TAV Spa ha replicato in modo serafico a questa valanga di contestazioni dicendo: “… al riguardo TAV ha assicurato che porrà la massima attenzione alla definizione dei contenziosi in corso, affinché con i general contractors non siano alterate di fatto le statuizioni contrattuali…”.
Infatti ora pende una mannaia di oltre 6 miliardi di euro su TAV/FS per gli arbitrati sull’alta velocità (prudenzialmente si stima che almeno il 70 % di questo ammontare sarà certamente da pagare). Il problema è che se FS dovrà sborsare questi quattrini (o dovesse diventare insolvente) saremmo tutti noi a doverne pagarne le spese.
In quest’evenienza … Buon TAV a tutti!