Tav, Francia e Italia chiedono più tempo all'Ue
La proroga faciliterebbe l'intesa sulla divisione dei costi
di M. Tropeano
Italia e Francia chiederanno all’Unione Europea una deroga di un paio di
mesi sui tempi per la firma del nuovo trattato internazionale per la
Torino-Lione. E nel farlo proporranno a Bruxelles collaborare
all’individuazione di un piano finanziario dove l’erogazione dei fondi
sia legato al «fasaggio» cioè alla suddivisione per lotti funzionali del
grande cantiere. Sarà il coordinatore dell’Ue per il corridoio 5, Jan
Brinkhorst, a portare la richiesta dei due governi al commissario
europeo ai Trasporti, Siim Kallas. Una domanda di proroga - per evitare
il rischio di un nuovo taglio dei contributi da parte dell’Ue - che sarà
accompagnata dalla proposta di un incontro al alto livello governativo
non solo per fare il punto della situazione ma anche con l’obiettivo di
coinvolgere la Commissione nell’individuazione dei lotti prioritari, che
potrebbero anche essere diversi per i due stati, da dove far partire i
lavori del cantiere del tunnel di base. Avvio che resta fissato per il
2013.
Roma e Parigi non si presentano a mani vuote e spiegheranno all’Unione Europea che il governo francese è disponibile a ragionare su una nuova ripartizione delle spese a cui sta lavorando un gruppo tecnico misto ma servono degli approfondimenti anche alla luce della revisione dei progetti T-Ten in coro a livello comunitario e della necessità di rispettare il patto di stabilità europeo. Ma i due governi, soprattutto quello italiano, metteranno sul tavolo quelle che considerano novità. Ieri la Commissione Intergovernativa per la Torino-Lione - che per i prossimi sei mesi sarà presieduta dall’italiano Rainer Masera - ha approvato il nuovo progetto preliminare della linea. La delegazione francese - guidata da Louis Besson - ha preso atto delle decisioni del governo italiano, soprattutto del via libera ai finanziamenti per l’avvio dello scavo del cunicolo esplorativo di Chiomonte. Lavori che dovrebbero partire entro la primavera dell’anno prossimo.
E per Bruxelles e Parigi l’avvio del primo cantiere in territorio italiano diventa il vero banco di prova della volontà del governo italiano di fare il Tav. Anche perché nelle due capitali europee non sono sfuggite le iniziative dei sindaci e dei comitati che si battono contro la realizzazione della grande opera che nei giorni scorsi hanno portato le ragioni della protesta a Bruxelles consegnando le delibere dei 26 consigli comunali della Valsusa contrari all’opera, accompagnate da un dossier che raccoglie i motivi tecnici dell’opposizione. E poi il presidente della Comunità montana, Sandro Plano, ha illustrato le preoccupazioni per l’ordine pubblico che potrebbero nascere con l’apertura dei cantieri.
Anche a loro, però, l’Unione Europea, per bocca Jean-Eric Paquet, direttore responsabile per le Trans european Transport Networks, ha ribadito che considera la Torino-Lione opera strategica sottolineando anche l’importanza di «portare avanti il progetto con un approccio congiunto in cui la linea storica e quella nuova saranno completamente integrate e continueranno a far parte della rete delle Ten-T». E se Bruxelles potrebbe accettare una proroga di qualche mese sulla firma del nuovo accordo internazionale difficilmente potrebbe accettare il mancato avvio dei lavori.
Roma e Parigi non si presentano a mani vuote e spiegheranno all’Unione Europea che il governo francese è disponibile a ragionare su una nuova ripartizione delle spese a cui sta lavorando un gruppo tecnico misto ma servono degli approfondimenti anche alla luce della revisione dei progetti T-Ten in coro a livello comunitario e della necessità di rispettare il patto di stabilità europeo. Ma i due governi, soprattutto quello italiano, metteranno sul tavolo quelle che considerano novità. Ieri la Commissione Intergovernativa per la Torino-Lione - che per i prossimi sei mesi sarà presieduta dall’italiano Rainer Masera - ha approvato il nuovo progetto preliminare della linea. La delegazione francese - guidata da Louis Besson - ha preso atto delle decisioni del governo italiano, soprattutto del via libera ai finanziamenti per l’avvio dello scavo del cunicolo esplorativo di Chiomonte. Lavori che dovrebbero partire entro la primavera dell’anno prossimo.
E per Bruxelles e Parigi l’avvio del primo cantiere in territorio italiano diventa il vero banco di prova della volontà del governo italiano di fare il Tav. Anche perché nelle due capitali europee non sono sfuggite le iniziative dei sindaci e dei comitati che si battono contro la realizzazione della grande opera che nei giorni scorsi hanno portato le ragioni della protesta a Bruxelles consegnando le delibere dei 26 consigli comunali della Valsusa contrari all’opera, accompagnate da un dossier che raccoglie i motivi tecnici dell’opposizione. E poi il presidente della Comunità montana, Sandro Plano, ha illustrato le preoccupazioni per l’ordine pubblico che potrebbero nascere con l’apertura dei cantieri.
Anche a loro, però, l’Unione Europea, per bocca Jean-Eric Paquet, direttore responsabile per le Trans european Transport Networks, ha ribadito che considera la Torino-Lione opera strategica sottolineando anche l’importanza di «portare avanti il progetto con un approccio congiunto in cui la linea storica e quella nuova saranno completamente integrate e continueranno a far parte della rete delle Ten-T». E se Bruxelles potrebbe accettare una proroga di qualche mese sulla firma del nuovo accordo internazionale difficilmente potrebbe accettare il mancato avvio dei lavori.