venerdì 29 luglio 2011

...Se nascevamo noi così?


Il compito di un giornalista è quello di descrivere la realtà dei fatti e degli accadimenti in modo più oggettivo possibile. Il compito di un giornalista è anche quello di essere onesto nei confronti delle persone che leggono i suoi articoli, ma anche nei confronti di se stesso. Se ci pensiamo un attimo, è veramente meraviglioso il mestiere del giornalista, ed è altresì meraviglioso poter leggere ciò che accade in tutto il mondo, nel giro di spazi di tempo veramente esigui; questo grazie a persone che affrontano problematiche diverse, al solo scopo di renderci partecipi degli eventi, già al mattino presto, in quell’istante in cui ancora nel tepore delle coperte sorseggiamo il primo caffè della giornata. Ma questo è squisito tuziorismo.

Purtroppo non sempre però è così, poiché tra le tante persone che hanno scelto questo mestiere, esistono alcuni personaggi che rifiutando l’onestà intellettuale e le sane regole che fanno di un giornalista un ottimo giornalista, presumo abbiano preferito la deriva morale e deontologica. In questo periodo, in cui più che mai la protesta dei NO TAV è all’ordine del giorno, molti giornalisti eticamente disonesti si sono ritrovati in coda con il loro numerino in mano, per poter inzuppare il pane in una vicenda che dipingono in toni faziosi, aberranti e distorti fino all’inverosimile. In questo marasma di scribacchini che hanno fatto del servilismo estremo uno stile di vita, ne spicca uno in particolare. Non è un personaggio brillante e non ha un intelletto particolarmente vivace, ma in ciò che scrive sembra essere guidato dal fuoco sacro della verità. Ho scritto “sembra” poiché ciò che scrive è talmente al di fuori dalla realtà, che dubito persino che i lettori che lo seguivano di “default” gli credano più arrivati a questo punto. Io ho avuto modo di conoscerlo nel 2009, fu una conoscenza telefonica, in forza di un articolo inerente un personaggio dello spettacolo. Mi colpì subito la sua bramosia di informazioni da poter distorcere e plasmare a suo piacimento. Sembrava attratto da tutto ciò che avrebbe potuto utilizzare per infangare il malcapitato del momento. Insomma, una perfetta macchina giornalistica demolitrice. Rispetto ad altri suo colleghi conosciuti in passato decisamente di altra caratura, aveva però una caratteristica singolare, tutti i suoi atteggiamenti giornalistici erano guidati da qualcosa di personale, ogni suo scritto sembrava celare una vendetta molto intima.

Orbene, il personaggio in questione in questi giorni è particolarmente attivo e ogni suo sforzo nel descrivere gli accadimenti di Chiomonte confluisce nell’obiettivo di screditare al massimo il movimento NO TAV. Lo abbiamo potuto vedere al “fortino” del “non cantiere”, ma non all’esterno, bensì all’interno, in compagnia di personaggi inviati a soffocare con la violenza ogni tipo di protesta legittima. Molto probabilmente però, questo individuo è inviso alle stesse truppe di occupazione ed è potuto restare in quel frangente a guardarci, solo perché ne provavano pena. Vorrei scrivere a questo personaggio che non è colpa dei no tav, se il suo amico fraterno è saltato in aria da qualche parte nel mondo dopo aver operato scelte che hanno fatto tornare a casa le sue spoglie nella bandiera, legata stretta perché sembrassero intere. E di certo non è colpa dei no tav, se la sua vita intima presumo sia il ritratto della decadenza morale . L’unico colpevole dei suoi fallimenti, è da imputare al soggetto che vede ogni mattina riflesso nello specchio. Fallimenti che si ripercuotono giornalmente nel tenore di bassissimo profilo dei suoi articoli, pieni di acredine personale e livore, quel tipo di livore che provoca sensi insoddisfatti di rivalsa e bruciori di stomaco.

Questo personaggio può definirci con qualsiasi aggettivo o epiteto, da quello che lui crede uno scranno privilegiato, ma la realtà dei fatti racconta un’altra verità, fatta di complessi di inferiorità e di colpa. Questi ultimi forse proprio in forza di quel preciso episodio, la scomparsa precoce di un intima amicizia. Noi no tav “viviamo bene” moralmente e intellettualmente e di certo non abbiamo bisogno di rivalerci con i nostri scritti su nessuno per motivi personali. In parole povere, il concetto che vorrei esprimere a questo sedicente giornalista, è che forse gli vogliamo anche un po’ bene, fosse solo per lo scampato pericolo, infatti se nascevamo noi come lui sarebbe stato molto peggio, ben più drammatico e avvilente.
A.D.D.