giovedì 31 marzo 2011
martedì 29 marzo 2011
domenica 27 marzo 2011
Importante!!! ...Cena Freedom Flottilla 2
Mercoledì 30 marzo, ore 20.00.
Cena alla Credenza di Bussoleno, per il Popolo Palestinese e la Fredoom Flotilla 2, che, nel mese di maggio, porterà aiuti umanitari di prima necessità a Gaza.
Dopo la cena ci saranno comunicazioni di Angela Lano , Dana Lauriola, Kutaiba Younis. La cena è di € 15.00. Il ricavato sarà devoluto alla Fredom Flotilla 2.
E' indispensabile prenotare (per evitare sprechi o mancanza di posti).
Prenotazioni:
La Credenza 012249386
Silvano 3386086915
Nicoletta : nicoldosio@interfree.it
AFFRETTATEVI!
venerdì 25 marzo 2011
Progetto RFI ai partiti. La protesta di Plano.
Da Luna Nuova del 25/03/11
Ormai dovrebbe essere questione di giorni, se non di ore, per la pubblicazione del progetto RFI della tratta nazionale della Torino-Lione, che va da Sant'Ambrogio a Settimo. Ma il fatto che la documentazione sia già stata presentata in alcune sedi di partito, vedi il circolo PD di Avigliana, e non nelle sedi istituzionali, ha mandato su tutte le furie alcuni sindaci No Tav e il presidente della Comunità Montana Sandro Plano, per altro iscritto al PD, che in accordo con diversi amministratori della maggioranza ha chiesto l'intervento del prefetto Alberto Di pace per porre fine a quest'anomalia.
Nella lettera inviata alla prefettura, Plano chiede un incontro per avere chiarimenti sul perchè il progetto circoli nelle sedi di partito mentre i comuni interessati non hanno ancora rocevuto nulla di ufficiale
M.G.giovedì 24 marzo 2011
Altro scossone, slittata l'approvazione della legge sulle ricadute...Pinard preoccupato.
Ieri abbiamo appreso dai quotidiani che l’assenza di 8 consiglieri regionali del Pdl ha fatto saltare il numero legale e l’approvazione della legge regionale sulle grandi opere, con plauso di Vito Bonsignore. Ovviamente tutto ciò aumenta lo sconcerto del sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, preoccupato di “essere lasciato solo con il prefetto e il questore a gestire l’apertura del cantiere” e la conseguente protesta dei comitati no tav. Adesso è preoccupato del fatto che le uniche ricadute per il territorio siano legate alla gestione dell’ordine pubblico. Spiega: “Sono stufo di fare la parte di un generale che incita la truppa ad andare avanti e poi si volta e si trova da solo” e aggiunge “Sono d’accordo con Chiamparino quando si chiede se davvero i NO TAV siano solo in Valsusa oppure non si trovino anche a Roma. Siete sicuri che l’AD delle Ferrovie, Moretti, voglia davvero farla?”. Se questo è il ragionamento e se “il modello per realizzare una grande opera in un territorio preoccupato e dove ci sono cittadini contrari, è quello della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania, cioè con il ricorso all’esercito, allora non mi resta che fare un passo indietro, lasciare libero il campo e dimettermi”.
Vedremo...
Foresto si mobilita!!!
A Bussoleno, tra la frazione Isolabella e Foresto spuntano nuove bandiere NO TAV e cartelli contro l'ipotsesi dell'utilizzo della zona come area di carico dello smarino.
Come abbiamo infatti appreso nelle documentazione fornita a febbraio da LTF, esistono tre ipotesi di trasporto del materiale di scavo proveniente dai lavori del tunnel di base. Una di queste (che sembra poi essere la più probabile) consiste nella movimentezione del materiale da Susa a Bussoleno tramite nastro trasportatore e di qui caricato (in zona Isolabella) sui treni.
Questo "allestimento" è avvenuto anche in vista della serata informativa programmata a Foresto (martedì 5 Aprile nella sala "Snoopy", ore 21:00) che ha l'obiettivo di spiegare agli abitanti della zona le effettive "ricadute" di queste novità di progetto...
A SARA' DURA!
Lettera di Marco Titli alla direzione PD
Carissima segretaria Paola Bragantini,
carissimi dirigenti del PD Torinese,
desidero
che al più presto prendiate le distanze dalle dichiarazioni un pò folli
dell'On. Stefano Esposito che invoca l'intervento militare per far
digerire la TAV alla popolazione valsusina.
Sono
dell'idea che i militari nel territorio nazionale debbano restare nelle
caserme o intervenire solo in seguito a gravi calamità naturali. Inoltre
l'idea di utilizzare la forza per imporre un'opera che tra i cittadini
della valle desta molta preoccupazione dal punto di vista ambientale è indice di arroganza e prepotenza, di una concezione autoritaria
della politica che mal si concilia, a mio avviso, con un partito che si
definisce democratico.
Attendo fiducioso vostre risposte.
A Presto.
Marco Titli
Membro della direzione provinciale del Partito Democratico Torinese
mercoledì 23 marzo 2011
I cantieri Tav rischiano di diventare zona militare!!!
da Repubblica
Una nuova minaccia per la val Susa, la militarizzazione dell'area in cui dovrebbero partire i lavori dell'alta velocità. La Regione frena, si dichiara d'accordo il parlamentare Pd Stefano Esposito, "se non ci sarà volontà di confronto", più morbido Ghiglia: "Ritengo che la legge ordinaria sia al momento sufficiente"
di MARIACHIARA GIACOSA
"Se la zona della Maddalena verrà dichiarata zona militare,
io mi dimetto". Mette le mani avanti il sindaco di Chiomonte, Renzo
Pinard. Se è vero che nessuna decisione è stata presa è altrettanto vero
che l'ipotesi che la "presa di Chiomonte" sia affidata ai militari in
valle, e non solo, circola da tempo. "Le grandi opere, condivise o no
- spiega - non si possono fare militarizzando il territorio. Siamo in
Italia, non sotto una dittatura e misure di questo tipo non si applicano
a una democrazia occidentale". Quella di Pinard è una protesta "contro
il sistema che pare non voler più cercare il confronto". "Il sindaco è
di tutti: se io mi dimetto arriverà un commissario e sarà tutta un'altra
cosa" avverte Pinard secondo cui chiudere la partita militarizzando il
territorio è "sintomo di paura e sarebbe una sconfitta". Dello stesso
parere anche il primo cittadino di Sant'Antonino di Susa e consigliere
provinciale di Sel, Antonio Ferrentino, secondo il quale la
militarizzazione "si può fare per il G8 non per lavori che dureranno
dieci anni". Per il presidente dell'Osservatorio, Mario Virano, quello
del sindaco è un pensiero prematuro e ingiustificato: "A me non risulta
che siano allo studio misure di questo tipo, ma è chiaro che è una
questione di ordine pubblico ed è gestita da altri soggetti" precisa il
commissario.
Si tratta invece di un'ipotesi realistica per il
parlamentare del Partito democratico Stefano Esposito secondo cui "da
una parte dei No Tav non c'è volontà di confronto: a fronte di annunci
di opposizione e sabotaggio contro l'avvio dei cantieri, è chiaro che lo
Stato deve ristabilire la legalità e il metodo migliore è la gestione
militare". Di parere opposto il suo compagno di partito Nino Boeti per
cui si tratterebbe di "un provvedimento incomprensibile perché
l'obiettivo è ancora creare un dialogo con il territorio e non
alimentare lo scontro". "Misure eccezionali sarebbero l'estrema
ratio - commenta il vice coordinatore del Pdl Agostino Ghiglia -
Ritengo che la legge ordinaria sia al momento sufficiente, ma è chiaro
che i cantieri devono partire, con tolleranza zero contro dissenso
illegale". Misure più drastiche non spaventano però la controparte
No Tav che si dichiara "non intimidita da quella che sarebbe una grave
aggressione alla valle di Susa" e "che - aggiunge il Comitato di
lotta popolare - autorizzerebbe il nostro popolo alla difesa".
Si
augura di non dover arrivare alla militarizzazione l'assessore
regionale Barbara Bonino: "Molto dipende dall'atteggiamento che avranno i
Movimenti, ma credo sia molto meglio cercare il confronto costruttivo"
sottolinea. In questo senso la Regione sta anche lavorando a un
allargamento della partecipazione del fronte degli amministratori No Tav
al tavolo istituzionale di Palazzo Chigi, dato per imminente ormai
quasi un mese fa, ma ancora da programmare. "Rispetto all'impostazione
iniziale, che prevedeva al tavolo un solo sindaco dissidente - spiega
Bonino - stiamo valutando di invitarne 4 o 5 in modo che sia chiara la
linea del confronto". In ogni caso, la nuova impostazione non "salva"
la Comunità montana, per la quale nemmeno con questa apertura di credito
verrà aggiunto un posto al tavolo con il Governo.
martedì 22 marzo 2011
Berlusconi a Torino: prove di accoglienza al rais
Da Infoaut.org
Come annunciato la visita torinese di Berlusconi non è filata liscia.
In città per promuovere il candidato sindaco di plastica Michele
Coppola e nel contempo per testare il suo gradimento in pubblico, ha
trovato una Torino non ha tradito le aspettative. Il miglior amico
dell'oggi tanto odiato e bombardato Gheddafi, il grande statista (quello
del bunga bunga) aveva in programma una toccata e fuga in una città
blindata, in un noto hotel del centro, dove per partecipare alla
convivialità della serata, i commensali hanno pagato dai 500 euro in su. Questo mentre L'Italia è complice in una vera e propria guerra contro la Libia, che ha tanto il sapore del 1999 Serbo.
Ad
attenderlo un presidio di un migliaio di persone, variegato quanto
determinato a tentare l'assedio al rais. Dal concentramento alle 18
davanti alla stazione di Porta Nuova a qualche isolato dall'hotel che
ospitava B., dopo circa una mezz'ora d'interventi, di buon passo e
cogliendo di sorpresa il servizio di sicurezza schierato in gran forze,
ci si è concentrati a pochi metri dall'ingresso dei Principi di
Piemonte. Qui la presenza è cresciuta e si è manifestata a vari livelli e
in molteplici contenuti la rabbia verso chi decide i destini di
ciascuno. Di quel politico che un giorno bacia l'anello di quello che
oggi bombarda. Intorno alle 20 la pressione al cordone sanitario
di difesa al premier si è rafforzata e la questura, per non fare brutta
figura di fronte al proprio capo, ha caricato i manifestanti al fine di
allontanare la presenza contro B. Manganelli e lacrimogeni non hanno
tolto l'assedio all'hotel che è proseguito oltre le 21, fino a quando un
corteo spontaneo ha continuato a manifestare nel centro cittadino.
Berlusconi non è gradito e la guerra a Torino ha trovato i suoi primi oppositori.
domenica 20 marzo 2011
No Berlusconi Night - Happening contro il Rais
Berlusconi a Torino? Diamogli il benvenuto!
Appello:
Lunedì 21 marzo il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà a Torino per sostenere la candidatura a sindaco di Coppola, gradito anche alla componente leghista della città. Se da un lato è pressante la necessità di contrastare le politiche di questo governo in tema di formazione, welfare, immigrazione e politica estera, dall’altro non possiamo non cogliere l’opportunità che ci offre questa visita sgradita per parlare di quella che è la nostra reale condizione di vita, ostaggio della crisi e della precarietà.
Il programma del rais prevede che dopo un momento più istituzionale, ci sarà una cena il cui costo per partecipare è di “solo” 500 euro …alla faccia di chi non arriva a fine mese!
Diamo il nostro caloroso benvenuto al rais d’Italia!
L'appuntamento per tutti è in P.zza Carlo Felice, di fronte alla Stazione Porta Nuova, a partire dalle 18:00.
Treni per Torino Porta Nuova:
15:52 BUSSOLENO - 16:45 TORINO P.N.
16:49 BUSSOLENO - 17:45 TORINO P.N.
sabato 19 marzo 2011
Video della Conferenza Stampa "Salute Pubblica e Tav" del 18.03.11
Eccovi il video della Conferenza Stampa "Salute Pubblica e Tav" tenutasi il 18.03.11 presso i locali della Comunità Montana Valle di Susa e Val Sangone.
chi volesse vedere la versione integrale può scaricarla utilizzando il seguente link:
venerdì 18 marzo 2011
Dai medici di valle...un esempio "etico"...
Oggi a Bussoleno presso la sede della comunità montana si è svolta una conferenza stampa del coordinamento medici valsusini. Presentazione di un documento firmato da 129 medici di base e ospedalieri (come fronte di paragone in val di Susa operano 75 medici di base) e 183 paramedici (farmacisti e operatori del servizio sanitario nazionale).
Il presidente della comunità montana, aprendo la riunione ha voluto sottolineare come questa componente, i medici, siano una delle tre commissioni istituite dalla sua giunta come opposizione al nuovo progetto. Una commissione tecnica, presieduta dall'ingegner Vela, una legale e una medica, di cui il dottor Tomalino è responsabile. Plano dice che per rispondere alla marea di falsità prodotte dall'osservatorio tecnico di Virano, la nostra comunità porta analisi reali, con un taglio asettico, che sappiano smontare scientificamente le non ragioni dei proponenti l'opera e sappiano essere quindi di parte rappresentando in questo caso la popolazione della Val di Susa e la sua salute.
Quattro sono i problemi fondamentali evidenziati dal medico Tomalino che si possono estrarre dal progetto tav Torino-Lione. Sono in ordine l'amianto, l'ossido di azoto, il particolato e l'uranio. Alcuni sono inquinanti presenti nella roccia scavata, altri sono inquinanti emessi dai mezzi di cantiere. Per l'approfondimento tecnico rimandiamo all'opuscolo prodotto dai medici che sarà distribuito nei prossimi giorni, analizziamo qui , invece, l'importanza della presa di posizione. Nel 2005 i medici che avevano aderito alle mobilitazioni erano un centinaio, oggi nel 2011, i firmatari sono triplicati. Come medici, Sottolinea Tomalino, è un dovere etico informare la popolazione (quello che i proponenti l'opera puntualmente non fanno), come medici abitanti della Val di Susa è un dovere opporsi a quest'opera. "Oltre all'informazione", prosegue, "come coordinamento saremo presenti a tutte le future mobilitazioni".
Il presidente della comunità montana, aprendo la riunione ha voluto sottolineare come questa componente, i medici, siano una delle tre commissioni istituite dalla sua giunta come opposizione al nuovo progetto. Una commissione tecnica, presieduta dall'ingegner Vela, una legale e una medica, di cui il dottor Tomalino è responsabile. Plano dice che per rispondere alla marea di falsità prodotte dall'osservatorio tecnico di Virano, la nostra comunità porta analisi reali, con un taglio asettico, che sappiano smontare scientificamente le non ragioni dei proponenti l'opera e sappiano essere quindi di parte rappresentando in questo caso la popolazione della Val di Susa e la sua salute.
Quattro sono i problemi fondamentali evidenziati dal medico Tomalino che si possono estrarre dal progetto tav Torino-Lione. Sono in ordine l'amianto, l'ossido di azoto, il particolato e l'uranio. Alcuni sono inquinanti presenti nella roccia scavata, altri sono inquinanti emessi dai mezzi di cantiere. Per l'approfondimento tecnico rimandiamo all'opuscolo prodotto dai medici che sarà distribuito nei prossimi giorni, analizziamo qui , invece, l'importanza della presa di posizione. Nel 2005 i medici che avevano aderito alle mobilitazioni erano un centinaio, oggi nel 2011, i firmatari sono triplicati. Come medici, Sottolinea Tomalino, è un dovere etico informare la popolazione (quello che i proponenti l'opera puntualmente non fanno), come medici abitanti della Val di Susa è un dovere opporsi a quest'opera. "Oltre all'informazione", prosegue, "come coordinamento saremo presenti a tutte le future mobilitazioni".
Dalla Val di Susa oggi esce un'immagine forte, un tessuto sociale compatto, reale, che crea informazione ma soprattutto lotta. Un servizio sanitario in ginocchio grazie ai tagli del leghista Cota che oggi dal basso, dai medici ha rialzato nuovamente la testa, difendendo la sua Valle dando un esempio di etica a chi l'etica sicuramente non l'ha mai neanche conosciuta.
giovedì 17 marzo 2011
Nucleare : il dramma, il governo e la popolazione
Le drammatiche immagini che arrivano dal Giappone non possono lasciarci indifferenti : tante vite umane colpite dal terremoto, dal maremoto e dal freddo di questi giorni, sono state perse, straziate e stravolte.Le scene di devastazione sono sotto i nostri occhi, ma come insegna la storia dell'uomo, la natura ha il sopravvento, nonostante tecnologie sempre più avanzate e rischi sismici quasi azzerati. Lo stesso pensiero però non può venirci pensando alla situazione delle centrali nucleari giapponesi, soprattutto quella di Fukushima. 50 persone che si sono sacrificate per il bene dell'umanità non bastano a contenere il rischio nucleare che mano a mano sta esplodendo. Vicino al reattore 4 ieri si sono registrati livelli di radioattività pari a 400 millisieverts (mSv) per ora. Dato alquanto allarmante se si prende in considerazione ciò che ha detto la World Nuclear Association per la quale un'esposizione superiore ai 100 mSv in un intero anno può portare allo sviluppo di un cancro.Un minatore che estrae uranio è esposto a 20 mSv in un anno. Gli sfollati della zona di Cernobil ne subirono 350, sempre in un anno. 100 mSv annui sono considerati potenziali generatori di cancro. Una singola dose di esposizione di 1000 mSv può produrre nausea e perdita di capelli. Una singola dose di 5000 mSv ucciderà nel giro di un mese la metà delle persone esposte. 10 ore possono quindi risultare fatali, per queste 50 persone.
Secondo Guenther Oettinger, commissario all’Energia per l'Unione Europea,la situazione della centrale nucleare di Fukushima è praticamente fuori controllo e non si esclude il peggio per i prossimi giorni. Se, quindi, la politica internazionale si è presa la responsabilità del difficile momento, con i capi delle nazioni che chiudono le centrali nucleari e ripensano alla valdità dei progetti per costruirne di nuove (Germania, U.S.A., Cina), la posizione dell'Italia è in completa controtendenza: il ministro dello sviluppo economico Romani mantiene fede alle dichiarazioni fatte in passato ("col nucleare bisogna accelelare") e nel frattempo continua la propaganda dei nuclearisti,fatta anche attraverso l'utilizzo di spot ingannevoli e tolti dal mercato televisivo (costo di produzione 6 milioni di Euro), appoggiata dal ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo.
Nella millenaria storia dell'uomo una tecnologia che dura 40 anni e che rischia di portarlo all'estinzione, non ci sembra la soluzione adatta. Per cosa poi? Far viaggiare treni ad alta velocità nelle montagne? Far girare condizionatori giorno e notte? Ne abbiamo così bisogno? E le scorie di 30 anni fa che girano fra Saluggia e la Francia , per un funzionamento di pochi giorni ?
1312
mercoledì 16 marzo 2011
No Tav agli imprenditori: "Non investite sull'opera, non si farà"
No Tav agli imprenditori: "Non investite sull'opera, non si farà"
Il movimento contrario alla Torino-Lione avverte: ci opporemo in qualsia modo all’apertura del cantiere
Repubblica 16 marzo 2011 di MARIACHIARA GIACOSA
“Non fate debiti per la Tav, perchè¨
l’opera non partirà mai”. E’ un messaggio chiaro quello che il
movimento No tav intende lanciare agli imprenditori valsusini. “Nel 2005
” spiega Alberto Perino, leader degli oppositori alla TorinoLione ”
qualcuno ci accusò di aver affossato le imprese impendendo l’apertura
del cantiere di Venaus: non vogliamo che capiti la stessa cosa. Tutti
devono sapere che il movimento No tav si opporrà con ogni mezzo
all’apertura del cantiere. Se poi gli imprenditori vogliono fidarsi di
Virano, facciano pure, ma non si lamentino poi se perdono soldi”.
E’ un pugno sul tavolo a ribadire che se da un lato istituzioni e
Governo ricordano in ogni occasione che “sui cantieri, ora si parte” e
ci sarà spazio per far lavorare le aziende della valle, dall’altro i No
tav sono pronti a giurare che non si parte affatto, perchè la gente non
è d’accordo e si opporrà al cantiere di Chiomonte con ogni mezzo a
disposizione”. L’obiettivo è che nessuno si faccia male, e soprattutto
faccia male al suo portafoglio affrontando investimenti per attrezzature
e macchinari che, secondo gli irriducibili, resteranno nei garage.
Anche perchè in valle sono convinti che la legge regionale, con la
quale dovrebbero restare sul territorio tutte le ricadute positive dei
cantieri e che consentirebbe alle aziende del territorio di essere
ingaggiate nei lavori, sia solo una «bufala» che “serve a spartire
soldi, escludendo le comunità locali”. Legge per cui comunque si
allungano i tempi di approvazione: ieri in Consiglio regionale è stato
presentato il provvedimento su cui pendono per ora 130 emendamenti del
Movimento 5 stelle, che punta il dito contro la mancanza di
partecipazione per il territorio, e della Federazione della sinistra che
contesta i criteri di rappresentanza nei comitati che dovranno poi
lavorare alle singole azioni d’intervento. Favorevoli la maggioranza e
il Partito democratico che però sollecita un’analoga legge anche e
livello nazionale.
Sarà comunque una corsa contro il tempo per approvare la legge e
mettere in atto le prime misure se, come ha ricordato ancora ieri
l’assessore Barbara Bonino, il primo test dovrà essere il cantiere di
Chiomonte la cui apertura, No tav permettendo, è in calendario per
maggio.
martedì 15 marzo 2011
Appuntamento di primavera NO TAV
lunedì 14 marzo 2011
Nucleare, Mario Tozzi: “La politica farebbe meglio a stare zitta”
Da "Il Fatto Quotidiano"
Duro attacco del geologo alle reazioni della maggioranza di governo di
fronte alla minaccia atomica proveniente dal Giappone distrutto dal
terremoto.
“Sono degli irresponsabili. Parlassero di meno e studiassero di più”. Mario Tozzi,
maître à penser e mezzobusto televisivo dell’ambientalismo italiano,
non usa mezzi termini nel commentare le reazioni di casa nostra al
terremoto giapponese e alla minaccia di disastro nucleare. Le
dichiarazioni dei vari Fabrizio Cicchitto e Pierferdinando Casini,
a Tozzi non sono proprio piaciute. E’ un fiume in piena: “C’è da
rimanere allibiti. Questi politici fanno finta di esser dei teorici di
fisica nucleare. Non hanno nemmeno la decenza di usare la cautela che in
situazioni come questa dovrebbe essere d’obbligo”.
Non parlate a Tozzi poi dell’editoriale di oggi del Messaggero a firma di Oscar Giannino. Un articolo che ha scalato la classifica delle dichiarazioni al buio che poi sono state clamorosamente smentite. Il giornalista scriveva che quanto accaduto in Giappone era “la prova del nove” della sicurezza dell’energia prodotta dall’atomo. “Che figura miserrima quella di Giannino – attacca Tozzi – Ma a una cosa è servita: a smascherare l’abitudine italiana di salire in cattedra e di parlare di cose che non si conoscono”.
Di fronte alla minaccia di un disastro nucleare, la parola d’ordine della lobby nucleare nostrana è minimizzare. “Anche l’incubo che sta vivendo il Giappone in queste ore con il danneggiamento di un reattore – continua il giornalista – in Italia viene declinato a mero strumento di propaganda politica e ideologica. Difendono l’atomo solo perché non possono tornare indietro”.
Secondo il conduttore di “Gaia, il pianeta che vive” (che tornerà in onda su Rai Tre a partire dal 31 marzo) le bugie più macroscopiche della lobby pro-atomo sono due: la sicurezza e l’economicità di questa fonte di energia. Che la tragedia giapponese le sta drammaticamente mettendo a nudo.
“Le centrali nucleari giapponesi – spiega Tozzi – sono state costruite per sopportare un terremoto di 8,5 gradi della scala Richter. Poi cos’è successo? E’ arrivato un sisma di 8,9 e le strutture non hanno retto”. Le centrali italiane saranno costruite per resistere a delle scosse di circa 7,1 gradi, ma, come sostiene Tozzi, “chi ci assicura che un giorno non arriverà un sisma più potente?”. Nessuno, appunto. Perché i terremoti sono fenomeni che non si possono prevedere. Inoltre il disastro giapponese è avvenuto nel paese tecnologicamente più avanzato del mondo. A Tokio infatti è radicata una seria cultura del rischio che è frutto di una profonda conoscenza di questi fenomeni. “Con quale faccia di tolla i vari Cicchitto ci vengono a vendere l’idea che in Italia, in caso di terremoto, le cose possano andare meglio che in Giappone? Il terremoto dell’Aquila se si fosse verificato in Giappone non avrebbe provocato neanche la caduta di un cornicione. Da noi ha causato 300 morti. Chi può credere alle farneticazioni sulla sicurezza del nucleare italiano?”, chiede sarcasticamente Tozzi. E’ vero che l’incidente nucleare è più raro, ma è altrettanto vero che è mille volte più pericoloso. E il caso giapponese, secondo Tozzi, è da manuale: “Se a una centrale gli si rompe il sistema di raffreddamento diventa esattamente come un’enorme bomba atomica. Forse è questa la prova del nove di cui parla Giannino”.
E poi c’è la questione della presunta economicità dell’energia prodotta dall’atomo. “I vari politici e presunti esperti – argomenta Tozzi – si riempono la bocca dicendo che il kilowattora prodotto dall’atomo è più economico di quello prodotto dalle altre fonti. Ma non è vero. Noi sapremo quanto costa realmente solo quando avremo reso inattivo il primo chilogrammo di scorie radioattive prodotto dalle centrali. E cioè fra 30mila anni”. Secondo il giornalista, la lobby che vuole il ritorno del nucleare propaganda la sua convenienza economica senza tenere conto dell’esternalità, e cioè dei costi aggiuntivi che ne fanno lievitare il prezzo. Che vanno dallo smaltimento delle scorie (problema che nessun paese al mondo ha ancora risolto definitivamente) ai costi sociali ed economici di un eventuale incidente. “Sono soldi che i nuclearisti non conteggiano – dice Tozzi – perché sono costi che ricadranno sui cittadini e sulle generazioni future”.
Il 12 giugno è in programma un referendum che, fra le altre cose, chiede l’abrogazione del ritorno all’atomo dell’Italia. Il rimando a quanto successe a Chernobyl nel 1987, alle grandi mobilitazioni antinucleariste fino al referendum che sancì l’abbandono dell’energia nucleare è quasi d’obbligo. Ma a Mario Tozzi il paragone non convince: “Veniamo da 25 anni di addormentamento delle coscienze. Oggi abbiamo gente come Chicco Testa e Umberto Veronesi che fanno i finti esperti e spot ingannevoli che traviano l’opinione pubblica”. Insomma, il legame fra l’incidente che scosse le coscienze e il voto popolare che funzionò nel 1987, oggi potrebbe fallire. Ma il 12 giugno non si voterà solo per dire no all’atomo. I cittadini saranno chiamati anche ad esprimersi contro la privatizzazione delle risorse idriche e contro la legge sul legittimo impedimento. Temi che, affianco al no all’atomo, potrebbero convincere i cittadini ad andare alle urne. E consentire alla tornata referendaria di raggiungere il quorum.
Non parlate a Tozzi poi dell’editoriale di oggi del Messaggero a firma di Oscar Giannino. Un articolo che ha scalato la classifica delle dichiarazioni al buio che poi sono state clamorosamente smentite. Il giornalista scriveva che quanto accaduto in Giappone era “la prova del nove” della sicurezza dell’energia prodotta dall’atomo. “Che figura miserrima quella di Giannino – attacca Tozzi – Ma a una cosa è servita: a smascherare l’abitudine italiana di salire in cattedra e di parlare di cose che non si conoscono”.
Di fronte alla minaccia di un disastro nucleare, la parola d’ordine della lobby nucleare nostrana è minimizzare. “Anche l’incubo che sta vivendo il Giappone in queste ore con il danneggiamento di un reattore – continua il giornalista – in Italia viene declinato a mero strumento di propaganda politica e ideologica. Difendono l’atomo solo perché non possono tornare indietro”.
Secondo il conduttore di “Gaia, il pianeta che vive” (che tornerà in onda su Rai Tre a partire dal 31 marzo) le bugie più macroscopiche della lobby pro-atomo sono due: la sicurezza e l’economicità di questa fonte di energia. Che la tragedia giapponese le sta drammaticamente mettendo a nudo.
“Le centrali nucleari giapponesi – spiega Tozzi – sono state costruite per sopportare un terremoto di 8,5 gradi della scala Richter. Poi cos’è successo? E’ arrivato un sisma di 8,9 e le strutture non hanno retto”. Le centrali italiane saranno costruite per resistere a delle scosse di circa 7,1 gradi, ma, come sostiene Tozzi, “chi ci assicura che un giorno non arriverà un sisma più potente?”. Nessuno, appunto. Perché i terremoti sono fenomeni che non si possono prevedere. Inoltre il disastro giapponese è avvenuto nel paese tecnologicamente più avanzato del mondo. A Tokio infatti è radicata una seria cultura del rischio che è frutto di una profonda conoscenza di questi fenomeni. “Con quale faccia di tolla i vari Cicchitto ci vengono a vendere l’idea che in Italia, in caso di terremoto, le cose possano andare meglio che in Giappone? Il terremoto dell’Aquila se si fosse verificato in Giappone non avrebbe provocato neanche la caduta di un cornicione. Da noi ha causato 300 morti. Chi può credere alle farneticazioni sulla sicurezza del nucleare italiano?”, chiede sarcasticamente Tozzi. E’ vero che l’incidente nucleare è più raro, ma è altrettanto vero che è mille volte più pericoloso. E il caso giapponese, secondo Tozzi, è da manuale: “Se a una centrale gli si rompe il sistema di raffreddamento diventa esattamente come un’enorme bomba atomica. Forse è questa la prova del nove di cui parla Giannino”.
E poi c’è la questione della presunta economicità dell’energia prodotta dall’atomo. “I vari politici e presunti esperti – argomenta Tozzi – si riempono la bocca dicendo che il kilowattora prodotto dall’atomo è più economico di quello prodotto dalle altre fonti. Ma non è vero. Noi sapremo quanto costa realmente solo quando avremo reso inattivo il primo chilogrammo di scorie radioattive prodotto dalle centrali. E cioè fra 30mila anni”. Secondo il giornalista, la lobby che vuole il ritorno del nucleare propaganda la sua convenienza economica senza tenere conto dell’esternalità, e cioè dei costi aggiuntivi che ne fanno lievitare il prezzo. Che vanno dallo smaltimento delle scorie (problema che nessun paese al mondo ha ancora risolto definitivamente) ai costi sociali ed economici di un eventuale incidente. “Sono soldi che i nuclearisti non conteggiano – dice Tozzi – perché sono costi che ricadranno sui cittadini e sulle generazioni future”.
Il 12 giugno è in programma un referendum che, fra le altre cose, chiede l’abrogazione del ritorno all’atomo dell’Italia. Il rimando a quanto successe a Chernobyl nel 1987, alle grandi mobilitazioni antinucleariste fino al referendum che sancì l’abbandono dell’energia nucleare è quasi d’obbligo. Ma a Mario Tozzi il paragone non convince: “Veniamo da 25 anni di addormentamento delle coscienze. Oggi abbiamo gente come Chicco Testa e Umberto Veronesi che fanno i finti esperti e spot ingannevoli che traviano l’opinione pubblica”. Insomma, il legame fra l’incidente che scosse le coscienze e il voto popolare che funzionò nel 1987, oggi potrebbe fallire. Ma il 12 giugno non si voterà solo per dire no all’atomo. I cittadini saranno chiamati anche ad esprimersi contro la privatizzazione delle risorse idriche e contro la legge sul legittimo impedimento. Temi che, affianco al no all’atomo, potrebbero convincere i cittadini ad andare alle urne. E consentire alla tornata referendaria di raggiungere il quorum.
domenica 13 marzo 2011
Fukushima-Daiichi... l'ennesimo dramma nucleare
da NoTav.info
Se sgomento e commiserazione sono I
sentimenti che suscitano le immagini dello tsunami che ha sconvolto il
Giappone, un misto di rabbia e stupore è ciò che si avverte invece per
l’atteggiamento tenuto dalle autorità giapponesi nei riguardi
dell’incidente occorso agli impianti nucleari di Fukushima: minimizzare o
negarne, contro ogni evidenza, la gravità e le conseguenze così come
fecero le autorità statunitensi nel 1979 a Three Mile Island e quelle
sovietiche nel 1986 a Chernobyl.
Per ricostruire la sequenza incidentale
nella sua effettiva dinamica occorreranno mesi, ma alcune considerazioni
possono e devono essere fatte per rompere quel muro di omertà che il
potere (politico e mediatico) oppone in simili circostanze alla
conoscenza dei fatti. Sinteticamente:
1) L’arresto automatico,
conseguente al sisma, delle unità 1;2 e 3 di Fukushime non è avvenuto
nel migliore dei modi. Almeno sull’unità 1 una o più barre di sicurezza
(che rendono il reattore sottocritico) non sono penetrate a sufficienza
nel nocciolo: ciò è indirettamente confermato dal fatto che parecchie
ore dopo l’incidente i responsabili dell’impianto hanno cercato di
iniettare boro nel nocciolo (che è un forte assorbitore neutronico) al
fine di prevenire escursioni di potenza localizzate dovute appunto alla
non perfetta inserzione delle barre di sicurezza.
2) Tutte e tre le unità (sia pure
con diverse modalità) hanno sofferto di mancanza di alimentazione
elettrica ai sistemi di emergenza che dovevano essere attivati
immediatamente, sia perché la rete elettrica nazionale era in larga
parte fuori servizio, sia perchè i diesel di emergenza non sono entrati
in funzione o sono andati fuori servizio in poco tempo: ciò ha provocato
la insufficiente refrigerazione del nocciolo.
3) In queste condizioni è previsto
(per i reattori del tipo BWR, ad acqua bollente, come quelli di
Fukushima che il vapore che si continua a produrre nel vessel (il
contenitore di acciaio che racchiude il combustibile nucleare) venga
inviato nella suppression pool (una grande vasca di contenimento posta
alla base del reattore) al fine di evitare che la pressione interna al
vessel superi i limiti di progetto. Nel giro di poche ore la suppression
pool ha raggiunto la temperatura limite di 100°C oltre la quale si apre
una valvola di sicurezza che scarica il vapore direttamente nel
contenitore di calcestruzzo che racchiude il vessel e tutti i sistemi di
emergenza: questo evento indica che l’alimentazione di acqua nel
nocciolo era insufficiente e tale da non impedire che il calore residuo
del combustibile nucleare ne facesse aumentare la temperatura.
4) Il fatto che nell’unità 1 si sia
tentato di raffreddare il nocciolo con acqua di mare, significa che
nell’impianto non c’era più disponibilità di acqua demineralizzata
probabilmente per una perdita irreparabile nel circuito acqua di
raffreddamento (rottura del serbatoio o di una tubazione principale).
Comunque anche nell’unità 2 e 3 il livello di copertura dell’acqua nel
nocciolo è risultato insufficiente e tale da non poter escludere
danneggiamenti al combustibile nucleare.
5) In queste condizioni la
temperatura delle guaine del combustibile (che sono fatte di Zircaloy)
raggiunge facilmente gli 800°C provocando una reazione metallo- acqua
con conseguente forte produzione di idrogeno. Tale sviluppo di gas si
somma al vapore surriscaldato che dal nocciolo si propaga nel
contenitore di calcestruzzo facendone aumentare la pressione interna
oltre i limiti di progetto.
6) Nel tentativo di evitare il
peggio (cioè la distruzione del contenitore di calcestruzzo per
sovrapressione) le autorità di centrale –d’accordo con le autorità di
sicurezza- hanno effettuato dei rilasci controllati in atmosfera su
tutte e tre le unità interessate dall’incidente: di la contaminazione
riscontrata da Iodio 131 e (con molta probabilità) Cesio 137 e Trizio,
quest’ultimo difficilmente monitorabile, ma inesorabilmente presente
insieme agli altri gas.
7) L’esplosione del tetto della
“scatola” esterna (spettacolare ma poco significativa) è probabilmente
dovuta alla presenza di idrogeno, ma la momento, non pare abbia
interessato la struttura del contenitore di calcestruzzo.
Questo è quanto possibile dedurre dalla
lettura dei bollettini emessi dalla TEPCO (Tokio electric power company,
proprietaria degli impianti) fino a questo momento, ma la situazione è
in continua evoluzione e molto dipenderà (nelle prossime 36 ore) dalle
misure che il personale di centrale riuscirà a mettere in atto per
evitare il peggio e ciò mette in conto che ci siano ulteriori rilasci in
atmosfera di prodotti di fissione gassosi che sono un chiaro indizio
che sia avvenuta in almeno due reattori su tre una fusione parziale del
nocciolo, senza contare che anche la centrale di Onagawa, assai più
moderna delle altre, dimostra di avere gli stessi problemi di Fukushima.
L’incidente di Fukushima, anche se gli
eventi iniziatori sono diversi, ricorda quello di TMI del 1979 dove le
cause furono molteplici e concomitanti e non, come spesso si sente dire
dagli apologeti della tecnologia nucleare, frutto di errore umano: qui
di nuovo si manifesta l’inconsistenza delle procedure di sicurezza, dei
sistemi di emergenza e di tutte quelle salvaguardie che nonostante la
loro ridondanza, non riescono ad avere ragione della complessità,
imprevedibilità e pericolosità di questa tecnologia.
Giorgio Ferrari
sabato 12 marzo 2011
Serata su varianti progettuali a San Giuliano
Ieri sera, nella piccola frazione di Susa, si è svolta una serata informativa sulle ipotesi di gestione dello smarino proveniente dagli scavi della Torino-Lione. Il comitato Susa-Monpantero ha illustrato agli abitanti della frazione il frutto delle osservazioni prodotte dal comune di Susa. Tre nuove ipotesi depositate il 24 gennaio scorso, una delle quali martorierebbe ulteriormente proprio San Giuliano, già interessato da una cantierizzazione pesantissima nella prima versione del progetto preliminare.
La popolazione del piccolo centro ha gremito la saletta, seguendo l'esposizione tecnica con estrema e giustificata preoccupazione e comprendendo fino in fondo che l'apertura dei cantieri vorrebbe dire la morte del paese e di chi ci abita. Il da farsi è chiaro, l'unica soluzione è il blocco dell'inizio dei lavori, annunciati per giugno (data ultima...) alla maddalena di Chiomonte.
Ecco un breve sintesi delle varianti riguardanti la gestione del materiale di risulta proveniente dallo scavo del tuttnel di base. Il materiale di scavo (tolta la piccola parte riutilizzata per la costruzione del tunnel) verrebbe trasportato mediante nastro trasportatore dall’imbocco di Susa all’area industriale di questa (zona autoporto) e di qui condotto, sempre con nastro trasportatore, a un’area di carico su treno, che verrà scelta su tre ipotesi:
1) Area presso l’imbocco del tunnel di base, con realizzazione di 3 binari (uno di 500m e gli altri due di 379m e 383m). Materiale scavato andrebbe con nastro trasportatore all’area industriale di Susa, di qui riparte e passerebbe sotto l’A32, sopra la dora e sotto la SS25e la Linea Storica Susa-Torino per finire all’area di carico, con un percorso lungo in totale 1 km e mezzo. Sono già state previste interferenze con la viabilità locale, in particolare con via Montello. Verrebbe occupata una nuova porzione di territorio e viene annunciato un peggioramento del clima acustico su edifici già impattati dal resto del cantiere.
2) Area presso San Giuliano vicino a Cascina Grotte, tra la Linea Storica Susa-Torino e la SS25, con realizzazione di 3 binari (da 500m, 375m e 374m). Il nastro trasportatore partirebbe dall’area industriale di Susa e arriverebbe all’area di carico dopo 1km e 300m. Sono previste interferenze sulla viabilità locale e una nuova occupazione di territorio di 2, 4 ettari. Nel raggio di 100 m dalla sola zona di carico sono dichiarati presenti 10 EDIFICI RESIDENZIALI, non ci sono indicazioni sulla vicinanza di case al nastro trasportatore.
3) Area di Bussoleno, presso l’Ex Piano Caricatore Militare, in zona Isolabella. Lo smarino, sempre con nastro trasportatore, percorrerebbe 3km e mezzo dall’area industriale di Susa fino all’area di carico. E’ previsto l’utilizzo dell’area ferroviaria e una occupazione di territorio non infrastrutturato a sud della Linea Storica Susa-Torino. Nel raggio di 100m sono dichiarati presenti BEN 15 EDIFICI RESIDENZIALI, anche qui non ci sono indicazioni sulla vicinanza di case al nastro trasportatore. Questa ipostesi sembra la più gettonata, perché riutilizzerebbe in parte l’area dismessa con relativi binari.
2) Area presso San Giuliano vicino a Cascina Grotte, tra la Linea Storica Susa-Torino e la SS25, con realizzazione di 3 binari (da 500m, 375m e 374m). Il nastro trasportatore partirebbe dall’area industriale di Susa e arriverebbe all’area di carico dopo 1km e 300m. Sono previste interferenze sulla viabilità locale e una nuova occupazione di territorio di 2, 4 ettari. Nel raggio di 100 m dalla sola zona di carico sono dichiarati presenti 10 EDIFICI RESIDENZIALI, non ci sono indicazioni sulla vicinanza di case al nastro trasportatore.
3) Area di Bussoleno, presso l’Ex Piano Caricatore Militare, in zona Isolabella. Lo smarino, sempre con nastro trasportatore, percorrerebbe 3km e mezzo dall’area industriale di Susa fino all’area di carico. E’ previsto l’utilizzo dell’area ferroviaria e una occupazione di territorio non infrastrutturato a sud della Linea Storica Susa-Torino. Nel raggio di 100m sono dichiarati presenti BEN 15 EDIFICI RESIDENZIALI, anche qui non ci sono indicazioni sulla vicinanza di case al nastro trasportatore. Questa ipostesi sembra la più gettonata, perché riutilizzerebbe in parte l’area dismessa con relativi binari.
giovedì 10 marzo 2011
Tav, un mese in più per l'intesa con la Francia
Il commissario Virano: ragionevole che il cantiere parta a giugno
di Maurizo Tropeano
Trenta giorni in più. Alla vigilia dell’apertura della Conferenza dei Servizi che dovrà esaminare il piano di gestione dei cantieri della Torino-Lione, l’Unione Europea annuncia che la data ultima per la soluzione delle questioni ancora in sospeso per la conferma dei fondi comunitari è la fine di giugno e non maggio. Lo spiega il commissario ai Trasporti, Sim Kallas, rispondendo ad un’interrogazione dell’europarlamentare Pd Gianluca Susta. Trenta giorni in più per arrivare al nuovo trattato internazionale e per l’avvio dei lavori del cunicolo esplorativo di Chiomonte perché «è ragionevole - spiega il commissario straordinario Mario Virano - che le due questioni siano collegate». Kallas spiega che i servizi della Commissione stanno verificando con i due stati le modalità per garantire che l’importo di 662,5 milioni possa essere utilizzato nella misura maggiore possibile». Tra le condizioni poste da Bruxelles c’è la «tempestiva conclusione del trattato internazionale» e che da questo punto di vista Roma e Parigi hanno concordato di «raggiungere un accordo sulle questioni ancora sospese entro la fine di giugno». Trenta giorni in più potrebbero servire al governo italiano per convocare il tavolo istituzionale di Palazzo Chigi e permettere al Consiglio regionale del Piemonte un’approvazione più agevole della legge che regola le ricadute economiche sui territori delle grandi opere. A partire dalla Torino-Lione. E a partire dalla norma che prevede la possibilità per gli enti locali di incassare denaro dalla vendita sul mercato di una parte dello smarino proveniente dagli scavi delle gallerie. È proprio sulla criticità del piano di gestione dei cantieri presentato da Ltf che si concentra il no della Comunità Montana Valsusa e Valsangone. Su indicazione dell’Osservatorio tecnico lo smaltimento del materiale di scavo avverrà solo attraverso treni e non più con teleferiche e camion come inizialmente previsto dalla società incaricata della progettazione del Tav. Sandro Plano, presidente della comunità montana, però chiede «chiarezza» e spiega: «Vorremmo capire perché per lo smaltimento di una quantità di materiale simile a 6-7 piramidi di Cheope nel progetto iniziale ci è stata consegnata una m ole di documentazione tecnica mentre adesso la questione viene risolta in quattro paginette». Plano sottolinea come «restino in piedi discariche e nastri trasportatori» e parla di soluzione tecniche «condizionate va vincoli politici posti dai sindaci di Susa e di Chiomonte». Plano parla di criticità legate ad interferenze con il traffico ferroviario quotidiano passeggeri e merci provocate dai treni che dovrebbero trasportare lo smarino verso le discariche di pianura.
martedì 8 marzo 2011
Serata informativa a San Giuliano...
Venerdì 11 marzo alle ore 21.00 presso i locali delle ex-scuole elementari di San Giuliano (Susa) serata informativa No Tav organizzata dal Comitato No Tav Susa-Mompantero.
Si parlerà delle ultime varianti al progetto preliminare nella zona di San Giuliano e dello svincolo autostradale collegato al previsto cantiere di Chiomonte.
L'Arma dello stupro...
Roma, quartiere Quadraro, notte tra il 23 e il 24 febbraio.
S., 32 anni, in stato di fermo in una caserma dei carabinieri: ha rubato due magliette in un grande magazzino, una figlia da mantenere, niente lavoro, niente soldi e nella mente il ricordo delle botte dell'uomo con cui aveva una relazione e da cui aveva avuto la forza di scappare, provando a ricominciare da capo in un'altra città, lontano.
In una camera di sicurezza, sta dormendo. Tre carabinieri e un vigile urbano le strappano la coperta di dosso, la portano in sala mensa, la trattengono a sedere, la costringono a bere e poi la violentano, su un tavolo: sono in quattro, altri guardano, qualcuno controlla.
S. denuncia la violenza subita e viene in seguito accompagnata al Policlinico Casilino. I tre carabinieri coinvolti vengono in un primo momento trasferiti in reparti lontani da Roma, uno a Torino, uno a Cagliari, uno a Milano, e il vigile urbano destinato ad altro ufficio, ma, pochi giorni fa, sono stati sospesi per motivi disciplinari, in via precauzionale. Questi i fatti. Come da copione, orribile e purtroppo ripetuto, i tre militari e il vigile urbano hanno subito affermato che S. era consenziente, anzi, che l'unico rapporto sessuale sarebbe avvenuto in una situazione totalmente amichevole e per libera scelta. Pretendono di farci credere che una giovane donna, in stato di fermo, in manette, a notte fonda, probabilmente spaventata, abbia potuto scegliere di aver rapporti sessuali su un tavolo. Pretendono di farci credere che sia normale rientrare in caserma, anche se fuori servizio e solo per dormire, e abusare come un oggetto in propria totale disponibilità di un corpo di donna per concludere una serata di bevute. Pretendono di farci credere che commettere una sola violenza sia meno grave che aver violentato una donna inerme in quattro. Pretendono di farci credere che guardare i propri colleghi che stuprano sia meno rilevante che stuprare. Una violenza compiuta indossando una divisa non la rende più ignobile, ma la amplifica e in qualche modo la condiziona anche dopo che è avvenuta, dal momento che una divisa definisce un ruolo, che è ruolo di potere, determina l'appartenenza a un gruppo, che difende se stesso e i propri membri, e sempre più spesso autorizza e legittima violenze e impunità, dalla caserma di Roma al Cie di Milano in cui è stata stuprata Joy. Un uomo indivisa che torna in caserma per la notte è esattamente come il marito che picchia tra le quattro mura di casa, il bravo ragazzo che stupra in un parcheggio, lo sconosciuto che aggredisce per strada: per tutti loro la donna è
semplicemente una cosa da prendere, un oggetto a disposizione di cui si riconosce parola e volontà solo per poter poi dire era consenziente. E' sempre violenza maschile contro una donna, e, in questo caso, è¨ anche violenza di Stato: lo Stato che vorrebbe garantire sicurezza militarizzando le città , lo Stato che va a caccia di migranti, rom, lavavetri, lo Stato che perseguita le prostitute, lo Stato che ammazza nelle sue carceri è lo stesso Stato che stupra S., Joy e tante altre di cui non sapremo nulla perchè contro lo Stato, soprattutto se povera o migrante o ladra è difficile andare e questo quei quattro in divisa lo sanno benissimo. Sta a noi dire no. A noi donne. Oggi vogliamo lanciare un no forte anche contro il modo in cui la violenza maschile contro le donne viene presentata dai giornali e dalla televisione: la causa è sempre da ricercarsi nel dato estremo, particolare, colpevole e infatti o si tratta di un raptus di follia, o di gelosia, o di eccesso di passione o, come in questo caso secondo il ministro La Russa, di poche mele marce che vanno subito allontanate, ma si tace il fatto che la violenza maschile contro le donne è norma quotidiana, che non conosce differenze di territorio, nazionalità, classe sociale, e appartenenza politica. A scorrere i titoli di questi giorni c'è da rabbrividire, come ormai d'abitudine quando si tratta di stupro, perchè una seconda violenza viene imposta con le parole a chi quella violenza ha subito sulla propria carne, come è accaduto a S. nella caserma dei carabinieri del Quadraro a Roma: S. è stata descritta prima come prostituta, poi come ladra, poi come fragile psichicamente e infine, quando proprio non si sapeva più che cosa scrivere, quasi a giustificare lo stupro e a creare una linea netta di demarcazione tra le donne vittime davvero e quelle che un po' se la sono andata a cercare, come consenziente, ripetendo le parole di chi, di fatto e non per congettura, ha abusato di lei. Vorremo dedicare questo 8 Marzo anche a S., una giornata che deve essere di mobilitazione e lotta, non perchè una vicenda di violenza maschile contro una donna sia più grave o più odiosa di altre, ma proprio perchè ogni volta, in qualsiasi forma e con qualsiasi abito, la riconosciamo come violenza contro ognuna di noi, non evento straordinario ma quotidianità contro cui, come donne, saremo sempre irriducibili e indomabili.
La nostra sicurezza è la nostra ribellione!
La nostra sicurezza è la nostra ribellione!
Ermelinda.
lunedì 7 marzo 2011
L'8 marzo visto attraverso gli occhi del Picapera
Che al Picapera di Vaie la presenza femminile sia imporatente lo si era già capito da tempo. Infatti fin dalla sua nascita molte donne hanno partecipato attivamente alla gestione di tutte le pratiche e delle attività quotidiane che movimentano e fanno vivere il presidio.
Ed è proprio da alcune di queste donne che è nata l'idea di organizzare una serata, per il giorno 6 marzo, dal titolo "DEDICATO A TUTTE LE DONNE DEL MONDO". La partecipazione delle persone e il loro coinvolgimento a questo evento è stata cospicua e per circa una mezz'ora sono stati recitati testi di grande intensità, profondità e significato per quello che è, che è stato e che sarà il mondo femminile.
Le lettrici hanno interpretato e recitato poesie e scritti in prosa di autrici e autori come Simone de Beauvoir, Eugenio Montale, Nuto Revelli e Arhundati Roy, accompagnate da una colonna sonora di grande effetto ( Tiersen, Bregovic, Bach..).
La serata si è conclusa con una piacevole cena condivisa a base di gustosi "manicaretti" portati da tutti i partecipanti alla serata.
domenica 6 marzo 2011
La casetta sull'albero ha preso forma...
Una casetta in cima a un albero con tute le sue componenti.
Oggi i lavori sono proceduti con estrema rapidità, dopo i complicati passaggi per il fissaggio del basamento, ancorato direttamente sul tronco di un castagno secolare (purtroppo morto da anni). Come sempre un discreto numero di No Tav ha seguito con passione le operazioni, approfittando dell'occasione per festeggiare un compleanno particolare...
Intanto nel vallone del Clarea è iniziata la primavera, la poca neve caduta si è sciolta in poche ore.
L'inverno sta finendo e... neppure l'obra di un chiodo targato Torino-Lione.
Al tramonto, venendo via dal presidio, ci si accorge che solo un movimento forte come il nostro può fare una "pazzia" di questo genere. Prima un presidio in pietra, ora una casetta a diversi metri dal suolo. Il tutto nel bel mezzo dell'area che vorrebbero far diventare cantiere.
Il messaggio è chiaro. Non è pazzia, è pura determinazione. Una determinazione della quale probabilmente stanno tenendo conto, visto che i mesi passano e i ritardi aumentano inesorabilmente.
Si mettano pure l'anima in pace (se ce l'hanno), non passeranno mai!
...e che vista!
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