mercoledì 22 settembre 2010

Ciao Michele!!!


Oggi se ne andato Michele Giai, l'ultimo dei reduci di Cefalonia e Corfù, se ne andato appena dopo avere inaugurato il monumento restaurato e dedicato ai sui commilitoni morti nelle isole greche dopo l'8 settembre del '43, monumento per altro sorto grazie alla sua volontà di ricordare una delle pagine più aspre del secondo conflitto mondiale ed allo stesso tempo uno dei primi atti di Resistenza alla furia nazifascista. Michele l'abbiamo incontrato proprio domenica scorsa nella piazzetta dell'Argiassera in occasione della inaugurazione del monumento. Perfetto, in giacca e gravatta, i capelli bianchi al vento ed il suo sorriso grande e luminoso, visibilmente emozionato, ma allo stesso tempo compunto ed orgoglioso. Michele se ne andato stamattina in punta dei piedi, come ha sempre vissuto ed ora finalmente potrà riabracciare la sua sposa scomparsa solo qualche mese fa. Lo ricordiamo le volte che lo si cercava per comunicargli qualche accadimento o per inviatarlo ufficialmente alle celebrazione annuali del 25 Aprile, cui non mancava mai. Recandoci all'Argiassera, presso la sua abitazione, lo si poteva trovare o dietro alle sua capre o intento a curare la vigna. Nel rincuorarlo per la perdita della moglie ci rispose così come visse: "...fina a l'ultim, cume an sulda!". Ciao Michele!!! ...buon viaggio!


un breve ricordo degli alunni dell' I.T.C. Pascal di Giaveno - 5 B amministrativo 2002-2004 che ebbero occasione di conoscerlo:


Michele Giai, nato nel 1917, abita alla Borgata Argiassera di Bussoleno, dove si è fatto promotore del ricordo del sacrificio della divisione Acqui, erigendo tra l'altro un monumento ai Caduti di Cefalonia all'ingresso dell'abitato e curando ogni anno la commemorazione dei caduti di Cefalonia. Le sue peripezie di guerra cominciano dal fronte alpino, dove fu inviato allo scoppio della guerra tra Italia e Francia il 10 giugno 1940. Venne poi inviato con la Divisione Acqui a presidiare le Isole Ionie e qui lo sorprese l'armistizio dell'8 settembre 1943:
"lo ero a Corfù e il 13 settembre venne dato l'ordine di attaccare i Tedeschi; a sera tutta la guarnigione dell'isola era già nostra prigioniera: ben 500 Tedeschi vennero concentrati nel campo di aviazione di Corfù e due o tre giorni dopo imbarcati e spediti agli Alleati.
Noi restammo a combattere fino al 26 settembre, in mezzo a bombardamenti e mitragliamenti, con gli aerei che ci passavano sulla testa tutto il giorno. Il 23 sera sbarcarono i Tedeschi provenienti da Cefaionia, in dodicimila, contro, il nostro solo reggimento di quattromila uomini ... Casualmente sbarcarono dove era situata la terza compagnia, di cui facevo parte anch'io. Riuscimmo a contrastare i nemici tutta la notte, fino al mattino quando sorse il sole. Allora arrivò una squadriglia di 21 Stukas, tutti in formazione, che cominciarono una picchiata con le loro terribili sirene; sganciavano giù 5 bombe ciascuno, facendo una strage. Non c'era più via di scampo tra l'artiglieria, le mitragliatrici, le bombe ... lo' mi buttai in una buca, un cratere formato dalla caduta di una bomba; quelle bombe scavavano buche grosse come una casa ... Rimasi in quel buco perché difficilmente le bombe cadono nello stesso posto e mi salvai così. A un certo punto ci fu un silenzio assoluto: non c'era più anima viva ... Quando vidi una pattuglia di Tedeschi ebbi molta paura, ma ero nascosto dall'ombra dei sole, e non mi videro. La pattuglia proseguì avanti, ma poi ritornò indietro; io saltai fuori con le mani in alto, e un sergente tedesco, che sogno ancora adesso, tutto sfregiato in faccia, perché aveva partecipato alla campagna di Russia, mi prese, mi sbattè contro una pianta e mi puntò il fucile alla nuca, ma non sparò. Allora seguii la pattuglia e, strada facendo, incontrammo due vecchi, in una borgata tutta in fiamme per il bombardamento, appena sopra un paese. Il vecchio camminava, quando uno dei tedeschi gli gridò e gli sparò nella schiena: cadde giù dalla terrazza sotto il muro, con la testa in basso e tutte le budella fuori della pancia squarciata ..La moglie urlava e i membri della pattuglia tedesca, dopo aver ucciso quel vecchio, ridevano ... Scesi, poi al paese, dove incontrai un amico, nato ai Mafiotti, che adesso abita a Giaglione: Angelo Vair (classe 1913), un richiamato, che aveva combattuto in Africa nel 1935.. Da li ci portarono in un paesetto in fondo all~isola di Corfù, e ci chiusero nel cimitero di Perivoli per tre giorni... "
Il 29 settembre Giai venne imbarcato con altri prigionieri per la Grecia e poi da Igumenitza raggiunse il campo di concentramento di Pancevo presso Belgrado, in Serbia. Nell'ottobre del 1944 venne trasferito in Ungheria e poi in Austria, presso Graz dove fece illegnaiolo. Sul treno che lo trasferiva in Tirolo nell'aprile del 1945 colse l'occasione di fuggire e a piedi valicando le montagne raggiunse l'Italia. Da Bolzano con mezzi di fortuna raggiunse Milano e poi a piedi e su un camion Porta Palazzo e infine Bussoleno, dove i partigiani avevano già avvisato la famiglia e i compaesani che lo attendevano alla stazione ... "non ci sono parole per descrivere quei momenti".