mercoledì 22 settembre 2010

Chiesti i danni ai No Tav: "Risarcite 220 mila euro"!!!


La società che progetta la linea cita i leader che bloccano i carotaggi. In tribunale Alberto Perino con il sindaco e il vicesindaco di San Didero.
TORINO - La causa civile sarà discussa il 16 novembre nel Tribunale di Susa. Ltf, la società incaricata della progettazione della Torino-Lione, ha chiesto un risarcimento danni di 220 mila euro per l’impossibilità di svolgere il carotaggio S68 all’interporto di Susa programmato per il 12 gennaio 2010. Ltf ha chiamato in causa uno dei leader dei No Tav, Alberto Perino. E poi il sindaco di San Didero, Loredana Bellone, e il suo vice, Giorgio Vair. Si tratta delle tre persone che in quella fredda alba invernale si opposero pacificamente - insieme ad alcune centinaia di militanti - alla presa di possesso dell’area da parte dei tecnici di Ltf. Perino, Bellone e Vair risposero negativamente all’invito dell’allora questore vicario, Spartaco Mortola, a non bloccare la partenza del cantiere. L’alto dirigente affiancato dal capo della Digos, Giuseppe Petronzi, li avvisò delle conseguenze penali e civili di quella che Perino definì «disobbedienza civile in stile gandhiano». Inutilmente.

Da quel mattino sul sito S68 si è consolidato il presidio dei No Tav. E da quel mattino è scattata la quantificazione dei danni subiti da Ltf. Secondo gli avvocati Alberto e Luciano Mittone, che curano sotto il profilo penale e civile gli interessi di Ltf, l’impossibilità di avviare la trivella ha costretto la società a non adempiere ai contratti stipulati - sia per l’affitto dei terreni a Consepi sia per i lavori di scavo - e a pagare le spese di locazione e le penali. Secondo Alberto Mittone «si tratta non solo di recuperare queste spese ma di tutelare la società che utilizza soldi pubblici da possibili interventi della Corte dei Conti». L’avvocato Gianluca Vitale, che difende le ragioni dei tre esponenti No Tav, definisce «assolutamente infondata la richiesta» e spiega che la difesa, in sede processuale, presenterà un’adeguata documentazione che contesta la legittimità delle procedure adottate per l’avvio dei carotaggi. Tra i documenti ci sarà, con ogni probabilità, l’esposto inviato all’Olaf, l’organismo anti-frode dell’Unione Europea, sull’utilizzo dei fondi comunitari. Ed è probabile che il movimento No Tav non si limiterà all’azione legale (atti alla Corte dei Conti ed esposto alla Procura) ma avvierà anche una campagna politica di solidarietà. La questione sarà affrontata sabato dopo la marcia da Rivalta a Rivoli.

L’udienza del 16 novembre, comunque, si preannuncia come l’avvio di una lunga battaglia legale che potrebbe anche condizionare il futuro della mobilitazione. L’esito del procedimento legale potrebbe diventare in qualche modo una causa pilota. Per la prima volta, infatti, esponenti No Tav sono chiamati a rispondere individualmente e, in caso di condanna, a risarcire personalmente, delle conseguenze dell’attività di opposizione collettiva. Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori, potrebbero utilizzare per contenere la protesta. Non è un caso che il presidente dell’Osservatorio, Mario Virano, pur non essendo parte in causa, segua con estrema attenzione la vicenda.


Secondo quanto esposto nell’articolo di Maurizio Tropeano e del fenomeno del giornalismo italiano Massimo Numa, LTF chiede i danni per aver negato il passaggio ai devastatori in occasione dell’avvio del sondaggio S86. Si potrebbero fare alcune considerazioni sulla vicenda:
Spartaco e i lanzichenecchi si limitarono a chiedere di poter passare, ma di fatto non ci provarono neppure, dunque di fatto nulla gli fu impedito. Avrebbero potuto tentare di passare e raggiungere il sito cosicchè da tentare il sondaggio. Il fatto che qualcuno dica: “non vi faremo passare, faremo disobbedienza civile in stile gandhiano” certo non può significare impedire di fatto il passaggio o configurarsi come reato. Reato, contro la morale e il buonsenso semmai sono le spese sostenute per dislocare, alloggiare, mantenere le centinaia di forze dell’ordine(?) che di fatto hanno bloccato la libera circolazione degli individui, deviato il traffico creando grossi disagi alla circolazione stradale, come di reato si può parlare dei sondaggi farsa effettuati da LTF su un terrapieno dell’autoporto prima ed in una ex-discarica di rifiuti a Coldimosso dopo.
Ipotesi di reato potrebbero configurasi invece le procedure inerenti la cantierizzazione dei sondaggi svolti nella completa inosservanza delle leggi che regolamentano la sicurezza sul lavoro (D. Lgs 626/94). Ad esempio: dispositivi di protezione individuale non indossati, cartellonistica di cantiere non presente...
Reato potrebbe essere la reazione spropositata e violenta delle forze dell’ordine(?) agli sberlfeffi del movimento No Tav presso il sondaggio di Coldimosso, dove due manifestanti sono stati malmenati e ricoverati in ospedale in gravi condizioni.
LTF intanto spieghi ai cittadini come mai i costi della Tav sono di 21 miliardi di euro, magari li in mezzo qualche reatuccio potremmo anche trovarlo, l’architetto Virano che segue con estrema attenzione la vicenda, inizi a seguire con attenzione anche i consigli che da anni il movimento da ai proponenti dell’opera, ovvero: mettevi il cuore in pace, di qui non si passa!!!