mercoledì 10 agosto 2011

PASSAGGIO DA ITALCOGE A MARTINA. (?)

(ANSA) - CHIOMONTE (TORINO), 9 AGO - Un debito erariale compreso tra i 4 e i 5 milioni di euro e il mancato pagamento di rate a Equitalia per saldarlo e' alla base della sentenza di fallimento della ditta Italcoge di Susa (Torino). Lo si e' appreso dal leader del movimento No-Tav, Alberto Perino, che a Chiomonte ha letto le motivazioni della sentenza.

Il documento dice anche che il tentativo di fare inglobare la Italcoge da una societa' immobiliare della famiglia Lazzaro e' stato respinto in quanto la prima aveva un capitale sociale di un milione di euro mentre la seconda di solo 20 mila. (ANSA).

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Oggi, di buon mattino, presidio davanti alla Martina di Susa, ditta già associata con l’Italcoge per le recinzioni TAV alla Maddalena e che, dopo il fallimento dell’Italcoge, ne avrebbe rilevato lavori e operai.

Ci aspettavamo una entrata di personale, un’uscita di mezzi o almeno qualche segno di vita, invece abbiamo trovato cancelli sbarrati, piazzali deserti, un silenzio irreale, rotto solo dal calpestio nervoso delle solite “forze dell’ordine” che ormai compaiono ovunque spunti una bandiera NO TAV. Ci siamo allora spostati alla vecchia sede della ditta, dove dovrebbero ancora funzionare gli uffici: altro silenzio, inferriate arrugginite, erba che si insinua tra l’asfalto dei cortili. A un certo punto si apre un cancello automatico per fare entrare una grossa auto, gli occupanti hanno profili duri, fisionomie da quardiaspalle; la segue un’altra auto piuttosto scassata, un solo occupante con l’aria del povero diavolo, da schiavo alla catena; il tutto è come risucchiato nel nulla.

Sembra di trovarsi nel cuore di quei romanzi gotici, dove, a depistare i cavalieri senza macchia e senza paura, sorgono castelli di fumo, illusorie mostruose apparenze. Italcoge, Martina, imprenditori locali SI’ TAV, sindacalisti arruolati per far divampare le guerre tra poveri millantando lavoro, sporco pericoloso lavoro, lavoro che non c’è: comparse da usare e gettare, quando il teatrino sarà finito e il partito trasversale degli affari passerà direttamente all’incasso, senza più bisogno di prestanomi.

E gli operai? Sono ancora convinti che il TAV porti lavoro e che i loro nemici siano gli oppositori al TAV, oppure hanno capito che alla lobby del TAV, per intascare il malloppo, non serve più l’alibi del loro misero salario?

Mentre soppeso il deserto, ripenso al 27 giugno, alle figure in caschetto e tuta arancione che, sotto la protezione dei robot in assetto antisommozza, si affacciavano dalla galleria autostradale o guidavano le ruspe contro le nostre barricate. Mai dimenticherò la fisionomia impassibile di colui che guidava la ruspa-cesoia, la precisione chirurgica con cui faceva volteggiare la cesoia a un palmo dai nostri volti, tranciava sotto i nostri piedi le reti della barricata Stalingrado, asportava i tronchi come se fossero fuscelli.

A quanti di costoro è già arrivata la lettera di licenziamento? Quanti sono ancora presenti nel fortino a srotolare kilometri di filo spinato, rattoppare le reti e rimettere in piedi i cancelli contro cui si misura la giusta rabbia popolare?

Il vento che per tutto il giorno ha spazzato la Valle, reso più azzurro il cielo e più netti i contorni delle montagne, ora che è notte porta profumi di prati e luccichìo di stelle.

Così il vento della nostra lotta possa disperdere le menzogne del potere e portare alla Valle e al mondo libertà, uguaglianza, bellezza.

Nicoletta - Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno