venerdì 5 marzo 2010

CRIBARI? ...MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!

Michele Cribari, l’imprenditore finito nel mirino dei No Tav, candidato Pdl in Regione

«Facciamo qualcosa per il Piemonte altrimenti i nostri figli emigreranno»

A vederlo non si direbbe proprio un politi­co alle prime armi. Risposta pronta e nessuna paura di rivelare cosa conosce e cosa non conosce. E soprattutto nessun timore delle minacce e dei proiettili ricevuti a casa dopo essersi esposto nella battaglia in favore della Tav. «Per me non ho paura, anche se mi hanno imbrattato i muri e hanno detto che sono mafioso». Michele Cribari. 43 anni, imprenditore valsusino nato in Calabria ma trapiantato in Piemonte fin dalla tenera età, ha deciso di candidarsi alle elezioni regionali con il Pdl e Roberto Cota.
Un giorno, durante la polemica per i sondaggi Tav, lei se è uscito allo sco­perto guidando un comitato di impren­ditori favorevoli all’opera. Da cosa na­sce l’idea?
«Era il giorno della prima trivella a Susa. Stavo passeggiando e ho visto un drappello di ragazzi che manifestavano contro la Tav. E lì mi sono arrabbiato».
Perché?
«Li ho guardati e non ho riconosciuto fra loro nessuno di Susa e della Valle. E ho detto: ma questi, a nome di chi parlano? Ho chiamato alcuni amici imprenditori, ci siamo riuniti e ognuno a sua volta ha portato altri amici. Subito ho pensato a formare un comitato e a organizzare dei contro-presidi, ma poi ho riflettuto: non fa parte del mio modo di tare».
Avete formato il consorzio di 93 aziende Si Tav, partecipando alla manifestazio­ne del Lingotto. Con il centrosinistra però, perché il centrodestra ha scelto di non andare.
«Mi è dispiaciuto, ma ho compreso i motivi. A volte bisogna fare scelte impopolari e adotta­re posizioni chiare. O sì o no. E se si dice sì non bisogna andare a braccetto con chi dice
rio».
Sono parole da politico consumato… Perché ha deciso di candidarsi con il centrodestra?
«Mi sono venuti a trovare tutti, da Esposito a Morgando. al sottosegretario Giachino. Di là sarei stato a disagio per i motivi che ho detto: in politica ci vuole estrema chiarezza. Le persone hanno poco tempo a disposizione per seguire la politica, devono pensare a cosa mettere in tavola».
Per questo la politica è lontana dalla gente?
«C’è troppa bagarre, ci sono troppe liti. ormai si tratta la politica come gossip. Si pensa all’uomo e non alle idee. I trucchetti visti in questi giorni. come le liste ‘civetta” nate per rosicchiare qualche voto, allontanano solo le persone».
Cosa dice sua moglie della candidatu­ra?
«Prima era scettica, mi ha detto: “Sei sempre il solito”. Ora mi appoggia in pieno. Sono stati gli amici imprenditori a insistere, a dirmi fare un passo in più. Certo avrei potuto stare zitto, non dire niente e non ricevere nessuna minaccia. Perché in qualche modo tiro avan­ti, fra 20 anni vado in pensione e chi si è visto si è visto».
E poi?
-Ho pensato ai miei figli e al fatto che nel 1971 i miei hanno dovuto fare le valigie e
lasciare la Calabria. Se si continua cosi i nostri figli faranno lo stesso e lasceranno il Piemonte».
Addirittura?
«Si, perché qui non c’è più economia. E non penso solo alla Valsusa, ma a tutto il Piemon­te. Si deve iniziare dai collegamenti: se ho un’azienda che produce ogni ben di Dio ma
non so come distribuirlo come posso farcela? Ci vuole la Tav, certo, ma anche la tangenzia­le est, il miglioramento dei collegamenti fra Torino e il resto. A volte qui non si sfruttano le potenzialità. Sulla Torino-Bardonecchia. vici­no Salbertrand, c’è un cartello che pubbliciz­za la Val d’Aosta. Ma è possibile?»
Cosa pensa dei No Tav?
«Si dicono antagonisti, ma secondo me sono solo poco informati. La gente ha paura di ciò che non conosce. In parte è colpa anche dei politici, per tanto tempo in Valsusa si è sentita parlare solo la parte contraria. Qualcuno vuole costruire un’immagine cattiva della Valle, come se fosse un posto dove ci sono solo malattie e disordini».
E del presidente della Comunità monta­na Sandro Plano?
«Mi ha fatto arrabbiare quando ha chiesto di sospendere i sondaggi per le elezioni, perché ha messo la politica davanti al lavoro».
Anche nel 2005 era favorevole alla Tav?
«Allora la situazione era diversa. Una parte del Governo era contraria e la cosa non era stata spiegata bene. Poi l’Osservatorio di Virano ha fatto un gran lavoro».
Andrea Gatta